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Equo compenso, Siae morde ancora la Mela: conferenza stampa happening contro Apple

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Una sorta di happening contro le politiche di Apple, diventata la nemica numero uno, con tanto di mela addentata e di testimonial di battaglie passate e future contro la filiale italiana di Cupertino. Questo, in sintesi, quel che è andato in scena ieri a Roma al Museo Teatrale del Burcardo, dove Siae ha convocato una conferenza stampa tutta incentrata sul tema dell’equo compenso e della scelta, secondo la società italiana autori ed editori, provocatoria, di esporre la “tassa” nella fattura d’acquisto dei suoi prodotti e di avere voluto aumentare i prezzi dei suoi dispositivi «con la scusa della copia privata»

Al tavolo, come si apprende da un comunicato di Siae dall’eloquente titolo “La Siae coglie la prima mela e regala iPhone c’erano numerosi protagonisti dell’arte italiana, dalla cinematografia alla musica, alla narrativa. Tra di essi il regista Paolo Virzì e l’autore televisivo Antonio Ricci, i musicisti Franco Micalizzi, Federico Monti Arduini, il regista e lo sceneggiatore Francesco Bruni.

Il compito di andare, anche simbolicamente, all’attacco di Apple è spettato al direttore generale della Siae, Gaetano Blandini, già nei giorni scorsi una delle figure che con più veemenza si era scagliata contro l’azienda di Cupertino. Blandini ha esordito dando un morso a una mela gialla a simboleggiare la sfida con l’azienda fondata da Steve Jobs, reiterando poi alcune accuse che hanno un merito (come quella secondo cui Apple pratica in Italia prezzi più alti per iPhone rispetto alla Francia dove l’equo compenso è più alto) e altre che sono sembrate averne meno (come quella di usare il termine “tassa” sul copyright, in riferimento all’equo compenso, visto che questa dicitura, come facile notare sul sito di Apple, è stata da alcuni giorni cambiata, appunto, in “compenso per copia privata”). Nelle parole di Bandini non si è avuto, almeno in questa occasione, alcun cenno all’errata asserzione sui 30 euro per copia privata in Germania avanzata in precedenti comunicati e usata con forza per avanzare l’ipotesi che Apple sarebbe in grado di assorbire ben altre “tasse” che non i cinque euro che vengono applicati in Italia.

la donazione di uno degli iPhone (foto ziliotto via sito SIAE)
Gino Paoli, presidente Siae, dona di uno degli iPhone francesi (foto ziliotto via sito SIAE)

La parola è poi stata data ad alcuni nemici storici di Apple come Federconsumatori che non aveva molto a che fare con la vicenda equo compenso, ma che era stata chiamata come testimonial per l’onorificenza ottenuta sul campo con “la class action che abbiamo intentato contro Apple che non dava una garanzia di due anni sui suoi prodotti come prescritto dalle norme europee, abbiamo vinto e li abbiamo costretti a concederla». Una vittoria che avrebbe fatto venire l’appetito a Federconsumatori, visto che ora  promette di «portare all’attenzione del Consiglio Nazionale Consumatori i rappresentanti di alcune società tecnologiche per fare in modo che «i device, che sono anche e soprattutto dei prodotti culturali, siano sempre più a buon mercato», azione meritoria e  che sarà sostenuta certamente da un grande numero di italiani appassionati in tecnologia.

L’onorevole Francesco Boccia del partito democratico, uno dei maggiori sostenitori della WebTax ha elogiato “la forza, il coraggio e la libertà necessarie per sostenere questa battaglia culturale» per poi riportare in auge un suo antico cavallo di battaglia, che sempre poco aveva a che fare con l’equo compenso, ma che era funzionale a dimostrare che in Italia operano società avide, «che vendono pubblicità sulla rete ma non pagano le tasse nel Paese in cui producono reddito. L’equità fiscale che io sostengo non deve essere vista come un freno allo sviluppo della rete»,ha detto Boccia.

Per Virzì, autodefinitosi un fan di Apple: «l’industria culturale necessita di risorse perché solo in tal modo gli artisti possono essere liberi e dedicarsi alla loro arte. Senza i contenuti degli autori quei bei telefonini sarebbero contenitori di plastica vuoti», secondo Antonio Ricci, papà di Striscia la Notizia, «Il problema della creatività e della sopravvivenza degli autori italiani è un tema cruciale»

Il pomeriggio è stato caratterizzato anche dalla donazione simbolica e provocatoria, di 22  iPhone comprati a Nizza, in Francia, “dove costano meno che in Italia a dispetto di una quota per i diritti di copia privata che è il doppio”, ha detto Blandini. A ricevere gli iPhone sono stati studenti meritevoli dell’Accademia d’arte drammatica, del Centro sperimentale di cinematografia, dell’Accademia di Santa Cecilia.

Tra accuse e atti provocatori, non sembra però che Siae si sia accorta o che abbia ritenuto rilevante il fatto che Apple ha già cominciato a riassorbire nei prezzi finali l’equo compenso, operazione prevista e prevedibile e che sarà portata a compimento anche con il rilascio di nuovi prodotti. Ovviamente questo non farà sparire, come vorrebbe Siae, la dicitura “include compenso per copia privata”, ma visto che la scritta era lì da anni, la cosa non dovrebbe suscitare preoccupazioni nella società presieduta da Gino Paoli. Ovviamente il riassorbimento della “tassa”, pardon, “compenso”, non allineerà i prezzi di iPhone con quelli francesi (e tedeschi, spagnoli, inglesi…) ma visto che anche questa non è una novità e visto che nulla ha a che fare con l’equo compenso, come ben sa chi ci segue da anni, smetterà purtroppo di essere un caso per Siae e resterà un problema solo dei clienti italiani di Apple.

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