Per Amazon fatturato nelle attese e perdite superiori al previsto. Ieri sera l’azienda di Seattle, a mercati chiusi, ha comunicato i risultati finanziari del secondo trimestre. E oggi, nel pre-market di Wall Street paga la performance poco brillante cedendo un significativo 10%. La società di Jeff Bezos fa segnare nel quarto primaverile una perdita di 27 centesimi per azione, contro i 15 attesi dagli analisti, con una perdita netta che si aggira intorno ai 126 milioni di dollari, di gran lunga superiore ai 7 milioni registrati nello stesso periodo dell’anno scorso. Bene, invece, il fatturato, con un risultato di 19,34 miliardi di dollari, contro i 15,7 del 2013, con le vendite in crescita del 23%. Anche le previsioni per il trimestre in corso replicano questo scenario: un fatturato in salita – tra i 19,7 miliardi e i 21,5 miliardi – , con perdite operative, però, che potrebbero sfiorare gli 810 milioni di euro (nel 2013 erano stati 25). A determinare questi numeri è stato soprattutto il balzo in avanti fatto dalle spese operative che sono cresciute del 24% raggiungendo quota 19,40 miliardi di dollari.
Non è una novità per Amazon trovarsi in una situazione del genere, con Besoz che ha sempre privilegiato, ai risultati immediati, politiche aziendali che guardassero al futuro meno prossimo, offrendo nuovi servizi e nuovi prodotti: quest’anno la novità più importante è il Fire Phone (lo smartphone sarà commercializzato da oggi negli Stati Uniti). Si parla poi di un servizio in abbonamento per gli ebook (l’editoria è il business storico di Amazon, che nasce come libreria) e dell’implementazione dei servizi cloud. Politica che sinora è piaciuta ai clienti (e del resto la crescita delle vendite anche in questo trimestre lo dimostra) e che lo stesso Ceo ha ribadito commentando la trimestrale: «siamo al lavoro – ha detto – per rendere sempre migliore l’esperienza dei nostri clienti». Fino ad oggi azionisti e investitori hanno capito e approvato. Ma, al di là dell’oscillazione di queste ore, il titolo nel corso di quest’anno ha perso lentamente terreno nel listino delle quotazioni di Wall Street. Il modello Besoz, insomma, è seriamente alla prova.