Sono poco più di otto ore il volo per arrivare da San Francisco a Tokio. Ci vuole meno che a tornare nella vecchia Europa. Eppure, il viaggio sembra più lungo. E, una volta atterrati a Narita e arrivati nella capitale del paese del Sol Levante per il tempo di una breve vacanza, una cosa appare chiara. L’iPhone qui è quello che fu a suo tempo la nave nera del Commodoro Perry: è arrivato davanti alla baia di Tokio e ha costretto gli isolazionisti nipponici a prendere atto che il mondo sta cambiando e loro non sono sempre e necessariamente nella parte più avanzata del sisma.
Il Giappone ha costruito sull’elettronica di consumo e sulla particolarità linguistica che lo rende unico nel mondo un mercato molto particolare. L’autarchia come idea e prassi è stata ridefinita e portata a livelli mai visti prima. Tutto quello che gira in Giappone e che ha un microchip dentro novantasette volte su cento è stato prodotto da una azienda giapponese per il pubblico giapponese. E l’eccezione non deriva dai prodotti arrivati dall’Occidente, bensì, due volte su tre, da quelli prodotti sempre da aziende giapponesi ma per il pubblico internazionale, come la Playstation 3 e il Nintendo Wii, per intendersi.
In questo contesto, i cellulari o keitai denwa, i telefoni portatili (per brevità chiamati keitai), sono una vera e propria cultura a parte. Il fatto che siano simili in qualche misura a quelli usati in Occidente non deve far sbagliare: sono tutta un’altra cosa. La “keitai culture”, la cultura dei cellulari è uno dei fondamenti della società giovanile giapponese e non solo. Perché il paese, che è uno di quelli in cui la popolazione invecchia più rapidamente (peggio ancora dell’Italia) ha in realtà una grande penetrazione di tecnologie anche tra gli adulti e in maniera crescente fra gli anziani. L’idea è che il cellulare è parte della vita di tutti, fortemente ritualizzato, ricco di funzioni estremamente complesse, basato su tecnologie aliene agli Occidentali.
Ebbene, come in un improvviso bagno di realtà paragonabile a quello che la nave nera del Commodoro Perry fece fare ai Giapponesi nel suo primo viaggio del 1953-54 attraccando nella baia di Uraga davanti a Tokio, l’iPhone fa terminare il secolare isolamento. Certo, c’erano già i Nokia, simili ai preti portoghesi, che bazzicavano fra qualche originale e filo-occidentale dei figli della dea Yamatai. Ma la massa solo adesso sta cambiando direzione, come indicano anche i numeri. Una goccia nel mare, ma la direzione segnata dall’iPhone è chiara. Tanto ha spostato l’asticella per i suo avversai in Occidente (Nokia, Rim con il Blackberry e via dicendo), così la sta spostando in Giappone. Le lezioni sono tre, spiegano nei ritrovi di Omotesando: semplicità , integrazione, candore.
La semplicità è data dal modo intuitivo con cui si adopera il telefono di Apple rispetto ai super-complessi telefoni giapponesi, in cui i fabbricanti infilano migliaia di funzionalità per renderli sempre più attraenti all’occhio del pubblico smaliziato. L’integrazione è un qualcosa che i pur complessi telefoni cellulari giapponesi hanno, ma non ai livelli di quello di Apple. Il candore, infine, è quello che riesce a far scoccare la scintilla della genuina sorpresa nel pubblico locale. Il giapponese si emoziona perché ragiona con il suo cervello – molto più di quanto non faccia ad esempio l’individualista occidentale in realtà schiacciato da moda e pubblicità – e trova all’interno dell’iPhone qualche motivo di tentennamento ma anche la logica e l’intensità di un apparecchio nuovo, innovativo e bello, che al tempo stesso comunica potenza di uso ma anche semplicità .
La squadra navale del Commodoro Perry aveva sbloccato dopo alcuni secoli l’isolamento commerciale e culturale giapponese, portando l’anonimo poeta a comporre un breve kyoka dalla doppia lettura basata sulla ambiguità delle omofonie nipponiche: “risvegliati dal sonno di un mondo in pace e tranquillo dal forte té Jokisen, con sole quattro tazze della bevanda non si può più dormire alla notte”. Che, nella lettura alternativa suona invece: “Le navi a vapore ruppero il lungo periodo di calma nel Pacifico, bastarono quattro semplici navi per farci perdere il sonno alla notte”.
L’iPhone arriva poco più di un secolo e mezzo dopo la Mississippi, la Plymouth, la Saratoga e la Susquehanna, ma sta avendo un effetto ancor più distruttivo sulla mente e nello spirito dei giapponesi.