Mentre Microsoft continua il suo tentativo di proteggere i consumatori contro le indiscrete richieste del governo degli Stati Uniti riguardante dati non custoditi fisicamente all’interno del Paese, nomi importanti si aggiungono alla causa. Apple è tra queste, ed insieme a Electronic Frontier Foundation, Verizon e AT&T e Cisco ha aderito alla causa. E così, Apple e Microsoft si troveranno dalla stessa parte della barricata in quella che sembra essere una importante battaglia legale contro il governo degli USA. Lo scopo è comune: evitare che il governo degli Stati Uniti possa emettere mandati di perquisizione per richiedere e ottenere informazioni su dati non fisicamente memorizzati all’interno dei confini a stelle e strisce.
Attualmente, per insediarsi nella lotta intrapresa inizialmente da Microsoft, Apple e Cisco hanno presentato una breve nota congiunta in segno di protesta proprio contro questa pratica. L’intera questione trae origine da una richiesta proveniente dal governo degli Stati Uniti, indirizzata a Microsoft, con la quale veniva richiesto l’accesso a dati memorizzati sui server della società in Irlanda. Microsoft non ha ritenuto logica e ragionevole tale richiesta, dato che si tratta di informazioni contenute su server presenti all’estero e riguardante, pertanto, dati extra-nazionali.
Con i servizi cloud sempre più utilizzati dai consumatori, le società di tecnologia stanno tentando di mostrare quanto lontani siano disposte ad andare per proteggere i dati degli utenti. Ma per poter vendere le proprie soluzioni di cloud storage a clienti internazionali, dovranno prima dimostrare che i dati ivi contenuti siano assolutamente al riparo da parte di ingerenze governative. E’ per questo, che molte società stanno appoggiando la causa di Microsoft, pur non operando esclusivamente all’interno del territorio statunitense.
Non è, comunque, la prima volta che Apple e Microsoft si trovano unite in importanti battaglie per proteggere interessi economici. Mesi addietro, infatti, i due colossi avevano sostenuto la stessa causa in un gruppo denominato “Partnership for American Innovation”, nato per fare pressione sulle istituzioni governative che hanno sede a Washington per combattere le entità non praticanti, meglio note come “patent-troll”.