Niente Windows 8 negli uffici governativi cinesi. Una brutta notizia per la casa di Redmond, considerando il valore del mercato in questione e le speranze riposte nel fine supporto a Windows XP che avrebbe dovuto convincere molti utenti a passare a un nuovo sistema o un nuovo computer. Importante notare come (stime di Canalys) il segmento governativo cinese vale quasi il 50% del mercato desktop locale. Secondo l’ufficio che ha posto il veto, l’esigenza è individuare prodotti che consumano meno. In realtà la decisione sarebbe una conseguenza del mancato rinnovato supporto a Windows XP o, ancora meglio, di mancati accordi su un’eventuale proroga a prezzi contenuti (il Regno Unito, ad esempio, ha contrattato con Microsoft l’estensione extra del supporto per altri dodici mesi per Windows XP, Office 2003 ed Exchange 2003, al prezzo di 6,71 milioni di euro).
C’è anche chi pensa a un tempismo perfetto con un’altra faccenda: il governo USA ha recentemente accusato cinque membri dell’esercito cinese di spionaggio informatico. I cinque sono accusati di aver rubato segreti industriali a diverse società statunitensi. Lo stop a Windows 8 potrebbe dunque essere anche una ritorsione nei confronti della casa di Redmond.
Tra la Repubblica Popolare cinese e Microsoft c’è sempre stato un rapporto complesso. Nel 2011, l’allora CEO Steve Ballmer disse che a causa della pirateria, il fatturato era complessivamente inferiore a quello olandese, nonostante il numero di PC venduti era analogo a quello degli Stati Uniti.