Il diritto di essere dimenticati è stato approvato oggi dalla Corte Europea. Con questo termine informale viene indicato il diritto che permette ai cittadini dell’Unione di poter richiedere la modifica o la cancellazione di informazioni personali datate, disponibili in Rete, che si ritengano lesive delle privacy personale.
Il diritto di essere dimenticati si applica in modo particolare ai risultati delle ricerche effettuate online con i motori di ricerca, impiegando come parola chiave il nome del soggetto in questione. In questo caso infatti inserendo nome e cognome della persona, il motore può visualizzare dati e informazioni datate che l’interessato può considerare lesivi della propria privacy. Il provvedimento dell’Unione precisa che anche nel caso di pubblicazione di dati secondo le norme di legge, con il passare del tempo le informazioni possono risultare successivamente inadeguate, irrilevanti o non più rilevanti.
Gli esempi possono essere diversi come nel caso di indiscrezioni e voci, poi rapidamente smentite, ma che una ricerca online può visualizzare anche a distanza di diverso tempo, suggerendone così erroneamente la validità. L’approvazione del diritto di essere dimenticati mira ad eliminare anche casi più complessi, come per esempio le notizie relative ad arresti e indagini in corso su individui che poi si dimostrano innocenti, mentre con i motori di ricerca è sempre possibile visualizzare anche a distanza di anni le notizie circa l’arresto e la procedura, spesso slegate dalle notizie più recenti circa il proscioglimento.
Il diritto di essere dimenticati è stato proposto dall’Unione Europea nel 2012 a partire da un caso emerso in Spagna; Mario Costeja Gonzalez aveva richiesto la rimozione di notizie online riguardanti le difficoltà finanziarie e la vendita all’asta di una casa, risalenti a 16 anni prima e ancora visibili online.
L’approvazione di oggi rappresenta una sentenza storica in materia di privacy personale e pone nuovi vincoli alle grandi società statunitensi che operano online, tra cui Google, Facebook e molte altre ancora. Portavoce ddi Moutain View hanno dichiarato che Google non può essere considerata responsabile per i contenuti web che il motore indicizza e cataloga e che questo diritto rappresenta in realtà una censura. Per Google la modifica e la cancellazione delle informazioni dei cittadini spettano alle società che le hanno pubblicate: modificando i link e i risultati dei motori di ricerca infatti le informazioni non vengono rimosse da Internet.