Ci sono voluti 57 milioni di dollari per chiudere una class action che riguardava l’acquisizione di webOS da parte di HP avvenuta nel 2010. L’azione legale era partita nel 2011 quando gli investitori della società hanno iniziato a protestare nei confronti delle scelte operate dall’azienda nei confronti del sistema operativo di Palm e a pagare è stata proprio chi aveva lanciato spavalde promesse, mai mantenute, sul lancio di dispositivi con il nuovo sistema operativo.
In particolare, dopo l’acquisizione di webOS, HP aveva comunicato che a breve avrebbe “inondato” il mercato con palmari e smartphone dotati del promettente sistema operativo, dichiarazioni nettamente stridenti con quelle che erano poi state le scelte aziendali di HP. Dopo pochi mesi dall’acquisizione di webOs, HP presentò tre nuovi dispositivi, Veer, Pre 3 e TouchPad, salvo poi abbandonare totalmente il mercato a distanza di poche settimane.
Oltre alla delusione di chi sperava di vedere finalmente un sistema operativo moderno per i dispositivi HP, c’è stato anche un colpo alle speranze degli investitori che si sono sentito traditi dalle dichiarazioni di HP. Insomma, l’azienda di Palo Alto in pubblico lasciava pensare ad una grande spinta del nuovo sistema operativo, mentre nella realtà se ne è liberata subito, il che secondo chi ha intentato la causa legale si è configurato come un vero e proprio raggiro. Ma anche chi non concorda con questa tesi difficilmente può negare che HP non ha abbia saputo gestire l’eredità di un’azienda che prima di tanti altri aveva creduto nella rivoluzione mobile disperdendo il suo patrimonio e soprattutto una piattaforma di grandi potenzialità