Apple vuole 40$ di danni per ogni telefono Samsung che viola i suoi brevetti. La cifra, che potrebbe portare all’astronomica cifra di 2 miliardi il risarcimento, è uno dei tanti elementi che faranno discutere a margine del processo che si apre oggi davanti alla corte distrettuale di San Josè e che per la seconda volta vede opposte Apple all’azienda rivale, un confronto che, però, potrebbe questa volta essere più facilmente letto come uno scontro tra Apple e Google.
Secondo quanto si legge in un articolo pubblicato oggi dal Wall Street Journal, il faccia a faccia diretto tra Apple e quella che potrebbe essere la vera rivale di questa seconda tornata legale, è indotto dalla posizione difensiva di Samsung che in parte respinge le accuse di Apple, in parte differisce la risposta proprio a Google. Secondo Samsung 4 dei brevetti incriminati (elementi di un messaggio di testo che diventano link, sincronizzazione in background dei dati, ricerca universale in Siri, funzione di autocompletamento del testo) sono integrati in Android, che Samsung ottiene in licenza da Google. Solo uno, lo slide to unlock, sarebbe stato assunto indipendentemente dal sistema operativo.
Non è dunque un caso che nella lista dei testimoni presentata al giudice ci sia una lista di ingegneri di Google e tra questi anche Andy Rubin, che è stato a capo del business mobile di Google. Rubin è stato anche dipendente Apple tra il 1989 e il 1992 e viene riconosciuto come uno dei padri della strategia Android che ha aiutato enormemente Samsung a diventare il maggior produttore di smartphone al mondo.
Apple fino ad oggi non ha mai trascinato Google a processo, questo per vari motivi, alcuni logistici e altri tecnici. In particolare secondo gli osservatori la cessione a titolo gratuito del sistema operativo, rende l’azienda di Mountainview un bersaglio molto complicato da colpire legalmente, se non altro perché sarebbe molto complicato chiedere i danni che invece Apple può facilmente quantificare quando si tratta di Samsung.
Infatti Apple avrebbe intenzione di colpire duramente la rivale arrivano a pretendere 40$ per ciascun telefono venduto e nel quale sono contenuti i brevetti incriminati. Il totale del risarcimento potrebbe arrivare a 2 miliardi di dollari, il doppio di quanto riconosciuto al termine del primo processo in cui Samsung era stata ritenuta colpevole di avere copiato il design di iPhone. Il denaro da pagare potrebbe per altro non essere il peggior problema per Samsung, visto che al contrario dei telefoni ricosciuti come “copiati” che erano ormai tutti fuori commercio, i brevetti usati e indicati da Apple come di sua proprietà, sono usati ovunque nei telefoni Samsung. Di fatto una sentenza sfavorevole, costringerebbe i coreani a sospendere la vendita dei loro prodotti e Google a cambiare il sistema operativo Android.
In ogni caso, in attesa di vedere come si svilupperanno le prime sedute del procedimento legale, gli esperti avanzano dubbi sul fatto che Apple possa avere vita facile come ne ha avuta nel corso del primo processo. «In quel caso – dice Mark Lemley, un docente esperto di proprietà intellettuali che insegna all’università di Stanford – Apple aveva un prodotto da mostrare. Teneva in mano i due prodotti e diceva: guardate come sono ugali. In questo caso la questione è molto diversa». Anche sull’ammontare del risarcimento c’è chi avanza perplessità. Secondo il docente di legge Brian Love, che insegna all’università di Santa Clara: «la cifra appare eccessiva. Ci sono circa 250mila brevetti in un telefono ed è molto, molto difficile sostenere che quelli incriminati hanno un valore costi alto rispetto alla media di quelli usati per far funzionare un cellulare qualsiasi».
Anche la strategia di Samsung che chiede ad Apple solo 7 milioni di dollari per due brevetti va nella direzione indicata da Love. In pratica chiedendo così poco, rispetto a quel che pretende Apple, per brevetti che presumibilmente sarebbero ugualmente utili quanto quelli che Cupertino ritiene siano di sua proprietà, Samsung fa capire indirettamente che la cifra richiesta dalla rivale è completamente fuori misura.