La Motion Picture Association of America (MPAA), la potente lobby dell’industria cinematografica statunitense, è ora uno dei membri del W3C, l’organismo che ha come scopo quello di stabilire standard tecnici inerenti sia i linguaggi di markup, sia i protocolli di comunicazione.
“Siamo entusiasti di far parte del W3C e siamo ansiosi di ascoltare, imparare, contribuire” ha scritto Alex Deacon, vice-presidente senior dell’organizzazione dei produttori cinematografici. L’arrivo del nuovo e particolarissimo membro avviene proprio nella fase nella quale l’organismo che si occupa degli standard web sta studiando le Encrypted Media Extensions, estensioni che permettono la gestione di contenuti protetti da DRM (Digital Rights Management) in altre parole i meccanismi attraverso i quali, i titolari del diritto d’autore di un’opera multimediale possono impedire copie o usi non autorizzati.
L’Electronic Frontier Foundation (EFF), l’organizzazione internazionale non profit che si occupa della tutela dei diritti digitali, ha criticato le estensioni in questione, affermando senza mezzi termini che il W3C ha venduto il controllo ai produttori di contenuti.
La MPAA è molto attiva nella lotta alla pirateria e cura ovviamente gli interessi degli studi cinematografici (i membri sono i sette studi principali del cinema statunitense: Walt Disney, Sony, Metro-Goldwyn-Mayer, Paramount Pictures, Twentieth Century Fox, Universal Studios e Warner Bros).
La MPAA è stata pesantemente criticata da molti attivisti per via la sua forte opposizione alla violazione del copyright e al suo appoggio al Digital Millennium Copyright Act. Tra le sue ultime mosse, la chiusura di IsoHunt, uno dei tracker BitTorrent più noti. La MPAA è stata uno dei supporter dello Stop Online Piracy Act (SOPA), proposta di legge che prevedeva per ii titolari di copyright statunitensi l’azione diretta (blocco con la collaborazione degli ISP) al fine di impedire la diffusione di contenuti protetti.
Le posizioni assunte dalla MPAA sono spesso diametralmente opposte alla mission del W3C che parla specificatamente di “condivisione delle conoscenze, valori sociali, comunicazioni umane”. A tenere “a bada” la MPAA ci penseranno probabilmente gli altri quasi 400 membri (nel momento in cui scriviamo l’associazione ne conta 391).