Google ha brevettato una tecnologia per costruire schermi che tutelano la privacy dell’utente. La registrazione del brevetto è stata pubblicata dal Patent & Trademark Office, l’organismo amministrativo che negli USA è incaricato di rilasciare i brevetti e i marchi depositati. Nella descrizione è specificato l’uso di un filtro per la privacy posizionato tra due display: entrando in funzione il filtro restringe l’angolo di visuale solo delle informazioni che devono essere protette.
Benché interessante, questo tipo di invenzione non è unica e Apple aveva già brevettato un display con funzionalità simili nella primavera del 2011 sfruttando una serie di strutture tipo specchi che controllano la direzione dei fasci di luce del display. Esistono già in commercio dei filtri sottoforma di pellicole da applicare sullo schermo di portatili, smartphone e tablet per la privacy, da usare per proteggere dati sensibili, offuscando dettagli visibili dai bordi del display, impedendo a malintenzionati di visualizzare informazioni.
Oltre a una efficacia non sempre ottimale, questi filtri restringono però l’angolo di visione per qualsiasi cosa mostrata sul display, un inconveniente sopratutto per gli utenti di smarpthone. La tecnologia brevettata da Google permette di superare questi inconvenienti: nel documento sono descritti un display completo di alloggiamento, un processore e mostrato un esempio di come si può attivare la funzione privacy sullo schermo, impostando varie modalità.
Quando non sono visualizzate informazioni sensibili i due display visualizzano i dati come uno schermo normale. Quando invece in qualche parte dello schermo appaiono dati importanti, entra in funzione il filtro privacy che blocca le immagini provenienti dal primo display e lascia passare solo quelle del secondo display: in questo modo viene ridotto l’angolo di visione solo per la pate di schermo che contiene i dati importanti. Oltre che sugli smartphone, il brevetto in questione può essere usato su tablet, portatili e così via.
La richiesta di registrazione all’ufficio statunitense dei brevetti è stata fatta nel primo trimestre del 2013. Come accade sempre con i brevetti, non è detto che questi siano effettivamente utilizzati in prodotti che vedremo a breve.