Un Kindle della prima generazione costa più di 300 dollari: servono una trentina di acquisti di libri prima di cominciare a risparmiare sul prezzo pieno dei volumi in formato digitale commercializzati da Amazon per il suo lettore digitale multiuso. E di lettori di Amazon ne sono stati venduti circa mezzo milione nel primo anno: poco più degli iPod venduti nello stesso periodo nel corso del 2002. Ma con una profonda differenza: il Kindle non sta rivoluzionando il mondo del libro perché non sta acchiappando il lettore casuale.
Cosa fare? Oggi, nella serata italiana, ci sarà negli Usa la conferenza stampa annunciata da Amazon per presentare con tutta probabilità quello che sarà il Kindle 2, la nuova versione (si spera per Amazon un po’ più bella esteticamente e più funzionale) del suo lettore di libri digitali. Ma le sorprese potrebbero essere più ampie. A far riflettere sull’ipotesi che possa arrivare anche qualcosa d’altro, l’annuncio forse un po’ frettoloso di Google che lancia il suo servizio di libri Google Book Search anche in versione “mobile” per iPhone e per Android. Il futuro potrebbe mettere infatti una applicazione Amazon nel suo cammino.
Il modello di business di Amazon per i libri digitali è quello auspicato da decenni da molti tecnologi: vendere a prezzi relativamente più bassi i libri in formato digitale, lasciando ai proprietari il controllo completo della copia ma impedendogli di ridistribuirla. Manca tuttavia uno standard affermato: Amazon come Sony e vari altri hanno già proposto i loro formati, non interoperabili tra di loro. E c’è di più.
Perché gli apparecchi sui quali gli eBook cercano di sbarcare sono soprattutto quelli tascabili e multiuso, come gli iPhone oggi e i Palm ieri. Certo, c’è Adobe che ha provato a lanciare la sua versione di Pdf blindato per la compravenduta su Pc (ma chi si legge un libro seduto davanti al Pc?) oppure Microsoft con un formato giudicato ridicolo dagli stessi sviluppatori di Redmond. La strada sono i palmari e i telefoni intelligenti. Sui quali tuttavia il libro digitale assume forme le più svariate.
Per iPhone ci sono alcune ipotesi di eBook reader: a partire da Stanza di Lexcycle a eReader di Fictionwise. Senza contare le librerie di volumi al di fuori del copyright, soprattutto quelli gestiti dal progetto Gutenberg insieme ad altri come il Manuzio italiano. E, seguendo il concetto che i caratteri di stampa mobili di Gutenberg videro come primo testo riprodotto la Bibbia, c’è anche l’applicativo di don Paolo Padrini “iBreviary”, che raccoglie i testi della Chiesa che costituiscono la tradizione del breviario e che sono a tutti gli effetti equiparabili a un eBook, probabilmente quello di maggior successo per iPhone, sino a questo momento.
Insomma, il campo ci sono vari soggetti e le strategie sono ancora abbastanza confuse da far pensare a una serie di analisti che Amazon potrebbe venire all’assalto dell’iPhone e dell’Android con un reader software apposta per collegarsi al suo negozio e comprare i libri digitali. Come mai? Perché ad Amazon mancano disperatamente i lettori “casuali”, quelli che sull’iPhone uno o due libri e se li comprerebbero anche. Magari per finire quelli che stanno leggendo in cartaceo (se i prezzi lo consentono). Chi scrive non comprerebbe un libro digitali soprattutto perché giudica lo schermo di un iPhone troppo piccolo per fare da supporto a 300 e più pagine di testo (l’età si porta via sempre qualche diottria). Tuttavia, inutile negarsi che prima o poi ci arriveremo, a questo benedetto libri digitale che da quindici se non venti anni va avanti come una specie di mitologico unicorno del mondo della tecnologia digitale.