L’ultimo studio di Moody’s, riportato dal Wall Street Journal, ha riferito che Apple dispone ad oggi di circa 147 miliardi di dollari in riserve di liquidità totali (nazionali ed estere) e che tale somma rappresenta circa il 10 per cento di tutta la liquidità aziendale degli Stati Uniti, esclusa la liquidità detenuta da istituti finanziari.
Microsoft è – ben distanziata – al secondo posto, con 77 miliardi di dollari nelle sue casse. Google, Cisco e Pfizer sono rispettivamente al terzo, quarto e quinto posto fra le società non finanziarie più ricche. Le società tecnologiche formano un pezzo massiccio delle aziende più ricche non solo perché si stanno arricchendo esponenzialmente negli ultimi anni, ma anche perché è più facile per loro basare le loro operazioni finanziarie in paesi a bassa tassazione, come l’Irlanda, in modo da evitare imposte sulle società degli Stati Uniti.
Questo rende anche i numeri e calcoli ancora più complessi: la maggior parte della liquidità di Apple (102.000 miliardi di dollari, secondo i numeri pubblicati a maggio) è detenuta all’estero e impossibilitata a “rimpatriare”. Portando quel denaro negli Stati Uniti significherebbe esporsi a una pesante tassazione, motivo per cui la società è perfettamente felice di lasciare crescere la sua liquidità oltre i confini statunitensi.
La stessa cosa vale per la maggior parte (se non tutte) le altre società della lista, che hanno ciascuna il suo mix separato di liquidità estera e nazionale, ed è molto difficile paragonare la liquidità di aziende com Apple, Google e Microsoft con quella di altre aziende impegnate in settori differenti.