Utenti infuriati e associazioni per la tutela della privacy sul sentiero di guerra. Risultato: Facebook fa retromarcia. Non sono passate ancora 48 ore da quando è uscita la notizia (di cui si è occupata anche Macity) che Facebook cambia le regole dei suoi 175 milioni di utilizzatori, prevedendo che tutte le informazioni che questi mettono nel sito (dalle info biografiche sino alle immagini) rimarranno per sempre online e saranno di proprietà di Facebook stessa, che l’azienda americana deve fare retromarcia.
“Nei giorni scori abbiamo ricevuto un sacco di domande e di commenti circa i nuovi termini del contratto con gli utenti e su cosa significhino per la gente e le loro informazioni”, ha dichiarato il fondatore e Ceo Mark Zuckerberg. Il quale ha continuato in un post del suo blog su Facebook: “Quindi, a causa del tipo di feedback che abbiamo ricevuto, abbiamo deciso di tornare al nostro precedente Terms of Use mentre cerchiamo di risolvere le questioni che sono state sollevate dalla gente”.
La retromarcia segue una campagna verbale su Internet estremamente violenta e non è nuova. Facebook già in passato era stato fortemente criticato dai suoi utenti e costretto a ritirare sistemi ad esempio di gestione delle informazioni che si tramutavano in pubblicità neanche occulta, con la possibilità di vendere le informazioni degli utenti ad aziende terze.