Con una decisione impopolare Instagram ha deciso di cambiare i termini e le condizioni nei confronti di tutti i partner che desiderano fare uso delle sue API, proibendo di utilizzare i termini “insta” e “gram” nei nomi delle loro app, stop anche ai loghi, ai simboli e al font propri di Instagram. La notizia viene da TechCrunch, che ha avuto modo di discutere con Luxogram, uno dei tanti sviluppatori che hanno creato un’applicazione sfruttando in qualche modo l’assonanza linguistica con il servizi fotografico ora proprietà di Facebook.
Se da una parte la richiesta di Instagram di mantenere riservati il prefisso “insta” e il suffisso “gram” sembra legittima, allo scopo di tutelare il proprio brand ed evitare confusione fra gli utenti, dall’altra la nuova policy rischia di creare una distruttiva reazione a catena per servizi che da diverso tempo si erano fati conoscere con il loro specifico nome, sebbene derivato dai termini “insta” e “gram”. Statigram, Webstagram e Luxogram sono solo alcune delle app che dovranno cambiare nome per poter continuare ad usare le API di Instagram. Oltre al danno, anche la beffa: fino al recente cambio sembra che Instagram incoraggiasse addirittura l’uso dei termini “insta” e “gram”, contribuendo dunque alla loro diffusione.
La decisione sta già scatenando diverse polemiche e non sono pochi ad accusare Instagram di aver prima sfruttato i partner per riuscire a raggiungere la notorietà ormai acquisita, per poi pugnalarli ora alle spalle o peggio ancora, mordendo la mano che fino a poco prima li aveva nutriti; stessa accusa che era stata rivolta a Twitter quando l’azienda dei cinguetti decise di tagliare in maniera massiccia il supporto alle app di terze parti che avevano contribuito a decretarne la diffusione. Infine c’è chi attribuisce la decisione alla nuova “era Facebook” e alla volontà di fare piazza pulita dei partner troppo scomodi.