Apple continua ad attaccare Samsung, questa volta davanti alla corte di appello USA per il processo vinto lo scorso anno con una multa pari a circa 1 miliardo di dollari nei confronti di Samsung. Il nuovo attacco sferrato dal legale di Apple William Lee afferma che il giudice Lucy Koh ha commesso un errore nel determinare la procedura di valutazione per concedere alla Mela l’ingiunzione di blocco alle vendite per alcuni prodotti Samsung.
Koh ha infatti stabilito che tale procedura andasse valutata sulla base dei brevetti coinvolti nel processo e sulla loro capacità di suscitare e condizionare l’interesse da parte dei consumatori. Secondo Lee la corte ha già ritenuto Samsung colpevole di aver violato brevetti di Apple e ha confermato tale violazione come un danno irreparabile ad Apple e questo dovrebbe essere sufficiente per emettere un’ingiunzione di stop alle vendite per Samsung.
Il legale di Samsung è ovviamente di avviso contrario: secondo Kathleen Sullivan Apple non ha mai presentato prove del fatto qualcuno dei sei brevetti sia stato uno dei principali motori di vendite degli smartphone, e un’ingiunzione di vendita per Samsung non sarebbe giustificata a meno che i brevetti fossero essenziali per le vendite.
Affermazione vera solo in parte in quanto il giudice della corte William Bryson ha osservato che Apple ha presentato un sondaggio che dimostrerebbe che i consumatori pagherebbero di più per telefoni che contengono specifici brevetti. Il fatto che un consumatore sia disposto a pagare di più insinua che un brevetto possa essere un driver della domanda dei consumatori per il prodotto.
Il dibattimento è proseguito a suon di negazioni incrociate: Sullivan ha accusato Apple di voler bloccare la competizione, rifiutandosi di concedere in licenza i brevetti a Samsung ma concedendoli ad altre aziende come Nokia e HTC; Lee ha negati le veridicità di questa affermazione, sostenendo che i brevetti concessi sarebbero altri, non le tecnologie coinvolte nel processo in corso. Lo scontro fra le due aziende sembra sempre più lontano dal giungere ad una conclusione.