All’apertura delle borse di oggi Samsung perde 1 miliardo di dollari in capitalizzazione di mercato: il ribasso delle quotazioni Samsung pari a quasi l’1% è dovuto al veto Obama che a sorpresa sabato ha bloccato il bando su alcuni prodotti Apple deciso dall’International Trade Commission.
Sulla questione è ora intervenuto anche il Governo della Corea del Sud che si è dichiarato preoccupato in attesa della decisione da parte dell’ITC che entro venerdì dovrà giudicare su un bando simile, questa volta però riguardante diversi prodotti Samsung accusati da Apple di infrangere alcuni dei propri brevetti: “Speriamo di vedere una decisione equa e ragionevole sulla questione” ha dichiarato il Ministro del Commercio, dell’Industria e dell’Energia. Si tratta di modelli ormai datati dei Galaxy, tra cui il Galaxy S, il Galaxy S II e il Galaxy Tab 10.1.
Lo scivolone di Samsung in borsa è dovuto al veto Obama, interpretato dal mercato e dagli osservatori come il primo segnale che brevetti e tecnologie proprietari non possano essere difesi fino in fondo dalle società cui appartengono. Per ora, fino almeno al momento in cui scriviamo, Samsung non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. Il colosso dell’elettronica si è già mosso per ricorrere in appello con una udienza che è già stata programmata per i primi mesi del 2014.
Secondo avvocati ed esperti legali sentiti dal Wall Street Journal è probabile che per la decisione sui prodotti Samsung attesa entro venerdì, l’ITC adotterà un approccio più calmo e moderato, proprio in conseguenza del veto Obama del weekend. Altri invece ritengono che nel caso in cui l’ITC decidesse per un bando dei prodotti Samsung, la multinazionale Sud Coreana potrebbe esercitare pressioni perché venga emesso un veto dall’amministrazione Obama, proprio come è già avvenuto per Apple.
L’intervento prima dell’amministrazione Obama e poi le dichiarazioni rilasciate dal Governo di Seul sono inoltre interpretati come i primi indizi di una estensione politica della guerra in corso tra Apple e Samsung, con possibili ripercussioni anche nelle relazioni economiche e diplomatiche tra i due Paesi, fino a questo punto ottime e fiorenti.
Come già emerso in precedenza nel mondo IT, la soluzione più logica e pratica, oltre che meno dispendiosa in termini di denaro e risorse, consiste in un accordo di licenze incrociate tra i due colossi. Finora questo è stato impossibile ma l’estensione della diatriba dalle aule dei tribunali fino a investire i massimi rappresentanti di governo, potrebbe forse arrivare richiedere un intervento politico diretto per porre fine a una questione che sta assumenti proporzioni inimmaginabili.