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Piante contro Zombie 2, recensione dell’anteprima

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Ci sono pochi giochi che stanno suscitando l’attesa di Piante Contro Zombie 2. Il perché è facile da immaginare visto che stiamo parlando di un gioco che è una icona dei tower defense, una vera e propria perla della storia recente dei videogiochi per tutte le piattaforme che pur nato su PC e Mac (nel 2009) ha avuto la sua sublimazione massima su iOS. Le ragioni per cui Piante Contro Zombie è diventato così popolare sono innumerevoli e non riassumibili in poche parole, ma le principali sono un ottimo bilanciamento del gameplay, che alza progressivamente la sfida ma non è impossibile da approcciare, una interfaccia di semplice apprendimento, elevata rigiocabilità con un costante senso di scoperta grazie alla varietà di elementi nel gioco, tematica bizzarra, costellata da diffuse e azzeccate ironie e citazionismi. Tutte cose che chi attende Piante contro Zombie 2 vuole rivedere, possibilmente rafforzate e migliorate per rinverdire un classico che ancora oggi è scaricatissimo da App Store. Abbiamo così acquisito il gioco dallo store neozelandese dove è stato rilasciato in via sperimentale per provare a rispondere alla domanda: soddisferà le attese dei tanti fan italiani quando arriverà più in là nell’estate?

Così uguale e così diverso
Partire dalla necessità di rispondere al quesito è l’aspetto più difficile di tutta la nostra recensione. Piante contro Zombie 2, sceverato da alcune sovrastrutture, è infatti di fatto lo stesso gioco, ma è in un tempo anche un gioco molto, molto diverso.

Le diversità sono davvero poche se ci limitiamo al gameplay. Lo scopo è quello di sconfiggere un’orda di zombie usando piante ben disposte su una sorta di scacchiera. Ciascuna pianta ha sue proprietà e ciascuno zombie punti di forza e di debolezza. La capacità di scegliere il giusto mix per creare un assetto difensivo, impedendo agli zombie di arrivare dall’altra parte della scacchiera, è il succo di tutto il gioco. In questa nuova versione continua ad esserci una buona quantità di differenti zombie soprattutto perché giocheremo su diverse ere (Antico Egitto, epoca dei pirati e Far West) in ciascuna delle quali avremo differenti nemici, anche se l’impressione è che non ce ne siano così tanti come nel primo episodio.

In Piante contro Zombie 2 ci sono però anche alcune differenze di sostanza. La struttura del gioco, in particolare, è molto diversa da quella di Piante contro Zombie. Nel nuovo episodio abbiamo infatti un certo numero di livelli da seguire per ciascuna delle diverse ere, poi, sempre nella stessa era, avremo la necessità di trovare chiavi per sbloccare aree inaccessibili esplorando le quali potremo conquistare nuove piante. In queste zone troveremo minigiochi e mappe che ci consegnano delle stelle. Le stelle sono indispensabili nel gameplay perché ne serve un certo numero (30) per passare da un’era all’altra.

In aggiunta a questo, altra novità molto rilevante, è la disponibilità di power ups di due tipi: un fertilizzante che aumenta temporaneamente la capacità di attacco delle piante (ad esempio uno sparapiselli si trasforma in uno sparapiselli gatling, una catapulta al mais sparge su tutta la scacchiera panetti  di burro) e tre armi di distruzione di massa: una funzione elettroshock che brucia tutti gli zombie, un sistema di decapitazione “a pizzico” dei non morti e una funzione “buttafuori” che spara gli zombie oltre lo schermo.

Nonostante le azioni speciali costino molta valuta virtuale, il denaro che andremo a guadagnare battendo i vari livelli, in alcuni casi è assolutamente indispensabile chiamare il sistema in nostro aiuto, sennò sarà quasi impossibile terminare un livello, conquistare le stelle e dunque proseguire il nostro percorso. Sì perché Piante contro Zombie 2, ecco la terza differenza, è significativamente più difficile del primo episodio, sia per la presenza di zombie molto problematici, sia perché alcuni dei minigiochi ad obbiettivo sono davvero impervi.

Money, money, money
La presenza di una struttura che impone da una parte la conquista di stelle e chiavi, e non solo il completamento di un livello, per proseguire il nostro percorso, dall’altra livelli difficili, tanto difficili da non essere virtualmente superabili senza i power ups, con di mezzo la disponibilità di power ups molto potenti, cambia radicalmente la struttura di Piante contro Zombie e lo trasforma in un gioco diverso dal predecessore, pur in un quadro che a prima vista sarebbe sostanzialmente immutato.

La ragione di questa mutazione che sbilancia il gioco e lo rende a seconda dei casi o troppo difficile o troppo facile, magari nel contesto della stessa partita e della stessa mappa, è nel modello prescelto: il freemium. I poteri speciali (oltre che altri accessori, piante e bundle di accessori e piante) infatti si possono acquistare anche con denaro reale, usando il negozio in app.

L’impressione che resta dopo alcuni giorni di gioco è che Zombie contro Piante 2 sia una macchina che punta a qualcuno dei meno pazienti o abili, alzando da una parte il livello di difficoltà e dall’altra offrendo un modo semplice per abbatterlo comprando denaro virtuale con denaro reale da spendere per quella che potremmo definire l’arma finale per superare uno dei molti livelli dove la sfida è durissima.

Intendiamoci, il gioco non prende in giro nessuno e non obbliga a comprare per giocare, al contrario di altri titoli concorrenti, ma certamente è stato palesemente strutturato in maniera tale da spingere a farlo, alzando il livello di difficoltà e creando una serie di forche caudine per superare le quali dovremo scegliere se sprecare molto (molto) tempo, oppure comprare in app il passo avanti. Ben difficilmente ci sarebbe stato un sistema tale in un gioco senza acquisti in app e quindi ben difficilmente Piante contro Zombie 2 sarebbe stato quel che è oggi senza gli acquisti in app.

Potremmo chiederci se tutto questo è giusto o sbagliato, se non sarebbe stato meglio avere un gioco più equilibrato, un gioco che fosse, passateci il gioco di parole, “meno facile da rendere meno difficile”, mantenendo la formula precedente, quella che avrebbe previsto la vendita (magari a 0,99 per allettare all’acquisto) offrendo in app solo pacchetti aggiuntivi (che per altro già ci sono e sono abbondanti); potremmo farci questa domanda e giungere a conclusioni differenti e tutte plausibili, ma rispondere non è il nostro scopo. Da parte nostra ci limitiamo a ribadire e sottolineare che la decisione di passare ad un meccanismo di acquisto in app ha cambiato totalmente il gameplay di Piante contro Zombie e, da una parte, corre il rischio di rendere frustranti alcuni livelli e dall’altra di renderli troppo facili.

Quel che conta è divertirsi
In questa che più che una recensione è una presa di contatto, riservandoci di fare una recensione della versione definitiva, non vogliamo e non possiamo trarre conclusioni assertive. Il gioco è ancora in fase di elaborazione (per questo è disponibile solo in Nuova Zelanda e in Austrialia) e potrebbe teoricamente ancora cambiare almeno nel bilanciamento che è attualmente il suo punto più debole. Ma alcune cose si possono già dire. La grafica è di buona qualità, anche se vagamente retrò con animazioni che sembrano a passo uno, i personaggi sono divertenti e l’idea di portare in varie epoche piante e zombie contribuisce a rendere vario il gioco. Buono anche l’assortimento delle piante, anche se la scelta di metterne alcune di iconiche come il peperoncino o la zucca schiacciazombie solo nel negozio pagamento potrà suscitare un po’ di delusione (e rafforzare la convinzione che ci sia la volontà di monetizzare attraverso l’acquisto in app).

L’aumento della difficoltà a cui abbiamo fatto cenno in precedenza per alcuni aspetti può anche essere un pregio perché aumenta il livello della sfida garantendo una significativa longevità al gioco; in alcune situazioni si deve realmente ragionare in maniera strategica, scegliendo le piante giuste e metterle nel posto giusto con i tempi giusti, invece che semplicemente pensare in termini di potenza di fuoco come nel primo episodio. Chi sa resistere alla tentazione di usare i power ups ad ogni piè sospinto, limitando il loro uso solo in alcuni livelli impossibili andando a caccia di moneta durante il gioco, sicuramente troverà soddisfazione in Piante Contro Zombie 2.

Resta da vedere, ovviamente, se nel lancio su scala mondiale il sistema in vigore in questo momento che spinge ma non obbliga a comprare, resterà in vigore; teoricamente PopCap Games potrebbe anche decidere di stringere la borsa e rendere molto più complesso vincere denaro virtuale per comprare i power ups e questo non sarebbe certo un bene e farebbe saltare il già precario equilibrio della formula fremium spingendo Piante contro Zombie 2 verso il pessimo esempio di Real Racing 3 che rappresenta, a nostro giudizio, uno dei peggiori esempi dell’implementazione del modello fremium in rapporto alla qualità del gioco indiscutibile.

Restando all’oggi e ai limiti attuali, oltre al menzionato gameplay sbilanciato, c’è un assetto troppo conservatore; “squadra che vince non si cambia” è una scelta  apprezzabile ma in alcuni momenti Piante contro Zombie 2, appare troppo simile al precedente episodio e pare molto impegnato a non prendersi alcun rischio, il che è invece un limite. Infine va sottolineata l’invasiva presenza di Crazy Dave e della sua automobile; la “guida spirituale” del primo Piante contro Zombie, in Piante contro Zombie 2 è stato, assieme al suo sgangherato camper, ficcato a forza ovunque tra una mappa e l’altra con il compito di intrattenitore comico, ma le agghiaccianti (anche a causa della traduzione italiana non particolarmente azzeccata dei giochi di parole) battute e l’obbligo di ascoltarle innumerevoli volte rende questa presenza irritante invece che divertente.

PRO
– Buona longevità
– Più strategico del precedente episodio
– Personaggi divertenti
– Freemium ma senza obbligo di acquisto

CONTRO
– Curva di difficoltà troppo ripida
– Il meccanismo di acquisto in app sbilancia il gioco
– Complessivo senso di Déjà vu

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