La legge sul Wi-Fi libero in Italia fa prima un passo avanti, poi due indietro e infine tre avanti. Il percorso, bizzarro come spesso accade per diversi iter di legge in Italia, ma usuale quando chi legifera conosce poco la materia che vuole normare, sembra ora giunto ad un punto fermo che, almeno a prima vista, favorisce il digitale.
A stabilire che, finalmente, il Wi-Fi può essere fornito non solo gratuitamente ma anche senza alcun vincolo in fatto di registrazione dell’identità, è stata la commissione Affari Costituzionali e Bilancio della camera che ha accolto la proposta di modifica del presidente, dell’onorevole Francesco Boccia al cosiddetto Decreto del Fare nel capitolo (il decimo) proprio inerente il Wi-Fi. Una variazione resa obbligata dopo che una serie di emendamenti al decreto che doveva, come annunciato dal presidente Letta, rendere più facile fornire l’accesso ad Internet nei luoghi pubblici, avevano, se possibile, peggiorato la situazione rispetto al decreto Pisanu.
In parlamento sulla legge per il Wi-Fi libero erano infatti piovute richieste di modifica tra cui alcune che puntavano nella direzione opposta alla liberalizzazione. Tra di esse l’oneroso, se non altro in termini di tempo, obbligo di registrare il MAC Address usando un Syslog accompagnato dalla sconclusionata richiesta di registrare l’IP del dispositivo. Diciamo sconclusionata perché l’IP di una rete Wi-Fi è praticamente sempre privato e fornirne uno pubblico è oneroso tecnicamente e trasformerebbe, come notava qualcuno, un esercizio commerciale in un fornitore di servizi Internet.
Contro l’emendamento che, di fatto, avrebbe cancellato ogni possibilità di liberalizzare il servizio Wi-Fi, si erano scagliati in molti e tra di essi anche il garante della privacy che aveva eccepito proprio sulla registrazione da parte di un ipotetico esercente del MAC Address; questa operazione si sarebbe configurata come trattamento di dati sensibili, finendo per complicare enormemente tutto il sistema, andando ben oltre in termini di problematiche, persino quel che ha rappresentato il decreto Pisanu per anni, ovvero una sorta di chiodo sulla bara per il Wi-Fi libero in Italia.
Ora tutto questo, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, sarebbe stato fortunatamente cancellato e nel decreto del fare sarebbero stati inseriti nuovi commi e cancellate alcune parti che rendono la legge sul Wi-Fi libero qualche cosa di effettivo. In esso ora si legge, come spiega Il Sole 24 Ore, : “L’offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite rete WIFI non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori. Quando l’offerta di accesso non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio, non trovano applicazione l’articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo 1° gennaio 2003, n.259 e successive modificazioni, e l’articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, e successive modificazioni”. In termini pratici questo significa che un gestore di un punto di accesso Wi-Fi, purché l’attività di fornire un servizio di rete non sia la sua attività principale (come nel caso di un bar, un ristorante), non ha più alcun obbligo specifico in fatto di registrazione anche se potrebbe essere prudente assumere iniziative che possano tutelare il proprietario o l’esercente in caso di controversie con l’autorità di polizia.
Il testo sarà effettivo quando il decreto sarà stato approvato dal Parlamento. La discussione è in corso in queste ore e, come noto, il Governo ha posto su di esso la fiducia.