Apple è colpevole di avere tentato di alzare i prezzi degli eBook. La sentenza arriva da un giudice federale che stava esaminando il caso ben noto intentato contro Apple.
Secondo il dispositivo emesso da Denise Cote, della corte distrettuale di Manhattan, Apple ha effettivamente tramato in collusione con cinque grandi editori, violando le leggi antitrust con lo scopo di preparare una piattaforma di successo per il suo iPad e, nello stesso tempo, colpire la sua rivale Amazon che opera nello stesso ambito.
Il metodo perseguito, anche questo ben noto, dell’agenzia. In base a questa formula gli editori non vendono il libro al commerciante, lasciando che sia chi lo propone al cliente finale a fissare il prezzo ricavando il margine che preferisce, ma fissano il prezzo di vendita “facciale”, raccogliendo il 30% di quanto fatturato al cliente. Questo modello si sarebbe accompagnato alla richiesta mandatoria di Apple nei confronti degli editori, di non rilasciare lo stesso libro venduto su iBookstore ad un costo inferiore presso un altro rivenditore e questa sarebbe la ragione per cui su Amazon appare la scritta “Prezzo fissato dall’editore”. In base a questa pratica, dice il giudice, alcuni prezzi di eBook sarebbero passati da 9,99 dollari a 12,99 o addirittura 14,99 dollari, danneggiando i definitiva i clienti finali e la concorrenza.
Apple era sola a difendersi di fronte al giudice Cote perché le case editrici che erano accusate con Cupertino (Hachette, HarperCollins, Simon & Schuster, Macmillan e Penguin) avevano patteggiato chiamandosi fuori dalla contesa legale. Apple era rimasta di fronte alla corte sostenendo di non avere fatto nulla di illegale affrontando anche l’accusa di avere «giocato un ruolo centrale, facilitando e portando a termine l’azione che ha determinato la violazione delle leggi antri trust. Senza l’orchestrazione condotta da Apple – dice il magistrato – non sarebbe stato possibile cogliere il successo che ha avuto nella primavera del 2010»