La compagnia telefonica statunitense AT&T è alla ricerca di nuovi modelli di business e sul blog aziendale ha annunciato nuove policy sulla privacy e fatto sapere che comunicherà dati dei propri clienti utili a fini pubblicitari a società quali Facebook e Google. A detta di AT&T i dati in questione saranno anonimi e gli utenti che non accettano le nuove policy potranno richiedere la rimozione del proprio nominativo dal programma.
L’acquisto di spazi sui siti internet (real-time bidded display ads), dovrebbe crescere del 59% l’anno per superare – secondo uno studio di IDC – i 10 miliardi di euro nel 2016 a livello mondiale. Sempre IDC stima che il mercato dei Big Data crescerà a livello mondiale con un tasso composto annuo (CAGR) del 31,7%, andando a valere quasi 24 miliardi di dollari nel 2016, un ritmo di crescita impressionante che è sette volte quello dell’ITC nel suo complesso.
AT&T è ovviamente in possesso di dati “strategici” dal punto di vista dell’advertising: conosce sesso, età, dispositivi posseduti, abitudini degli utenti e tanti altri dati che fanno gola agli operatori del settore pubblicitario e con i quali è potenzialmente possibile raggiungere target ben definiti.
Rimane il problema della tutela della privacy; l’annuncio dell’azienda di San Antonio preoccupa soprattutto alla luce di quanto accaduto con PRISM, programma segreto della NSA (National Security Agency, l’agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti) che avrebbe permesso l’accesso diretto ai server di molte società che a vario titolo lavorano con Internet: Microsoft, Yahoo, Google, Facebook, PalTalk, AOL, Skype, YouTube e Apple. Il sistema avrebbe permesso di monitorare non solo i dati dei server ma anche le telefonate di milioni di clienti statunitensi che ricevono ed effettuano telefonate da e verso l’estero.
Difendere la propria privacy su internet diventa sempre più difficile. Finora molto dipendeva dalla capacità degli utenti di controllare la quantità di informazioni personali fornite e chi vi accede; se le aziende si mettono ad ogni modo a vendere a nostra insaputa i nostri dati, non c’è privacy che tenga. Nel nostro paese ad ogni modo, le società sono tenute a rispettare le normative vigenti. Le informative sulla privacy devono spiegare chiaramente quali dati raccoglie il sito web, come li usa, li condivide e li mette in sicurezza e come l’utente può modificarle o eliminarle.