Se le fonti di John Gruber non ci hanno azzeccato negando le validità delle indiscrezioni giunte online prima del keynote, sicuramente su una cosa avevano ragione: il lancio di iOS 7 ha subito polarizzato l’audience, dividendo gli osservatori e unendo le “fazioni” (se così possono essere definite) che compongono gli appassionati di tecnologia.
I pareri su iOS 7 hanno diviso gli appassionati Apple: da un parte coloro che hanno apprezzato il tocco di Jonathan Ive, la riduzione al minimalismo del nuovo sistema operativo e il nuovo corso avviato con questo design; dall’altra coloro che hanno etichettato iOS come troppo piatto, e che hanno visto questo cambiamento come una negazione non solo della filosofia di Scott Forstall – mediaticamente prima esaltato ma poi divenuto il “cattivo” dopo la sua cacciata – ma anche di quella di Steve Jobs, che come è noto condivideva pienamente le idee di Forstall.
Ha unito gran parte degli osservatori vicini al mondo Android e Windows Phone, che hanno prontamente definito iOS 7 come una “androidizzazione” o una “windowsphonizzazione” di iOS, elencando numerose funzionalità presentate nella serata di ieri come già presenti da tempo nei sistemi operativi della concorrenza (webOS incluso). A costoro la frase di Phil Schiller “can’t innovate anymore my ass” è suonata più un guizzo di marketing che una realtà tangibile.
Ha diviso chi attendevano il rilancio della linea Mac Pro, fra i soddisfatti ed entusiasti nel nuovo modello di computer professionale dalle specifiche da urlo e dal design esclusivo, e chi invece ha subito riportato alla mente il flop del Cube, bollando il nuovo Mac Pro cilindrico come una semplice rivisitazione curva di quel flop, un puro esercizio di stile lontano dalla versatilità e concretezza di un prodotto professionale.
Ha unito tutti coloro che hanno iniziato a pensare che con questo iOS 7 Apple sia passata dall’essere un leader ad essere un follower e che l’assenza di Jobs inizi a farsi davvero sentire; ma anche coloro che hanno recepito l’ultimo evento come uno dei migliori e più innovativi degli ultimi anni, forse il più importante dell’era post Jobs e la conferma per un futuro sempre più roseo.
Anche questo è Apple, la sua forza magnetica, capace di attrarre l’opposto e respingere il simile nelle più disparate occasioni, così solo come un grande e affermato brand è in grado di generare. Come sempre sarà il mercato a stabilire chi avrà avuto ragione ed il lancio dei prossimi prodotti hardware, che in particolare dovranno fare da sostrato alle novità di iOS, sarà un tappa ancor più decisiva.