Apple ha, o meglio, aveva, una serpe in seno, potenzialmente in grado di avere accesso a documentazione riservata, conoscere le strategie legali dell’azienda e lanciare operazioni di patent trolling, costose da risolvere ma anche pericolosissime dal punto di vista strategico.
A rivelare una trama che ha alcuni risvolti francamente sconcertanti e capaci di avere un impatto su numerosissime aziende della Silicon Valley, è stata un’azione legale intentata l’anno scorso da “FlatWorld Interactives” contro Apple, quella che appariva l’ennesima e tediosa azione di un patent troll contro un big che si occupa di tecnologia, un classico procedimento basato sull’attività economica di registrazioni generalizzate e indiscriminate del maggior numero possibile di brevetti, in modo da chiedere al momento opportuno il pagamento di royalties a chiunque utilizzi particolari tecniche o metodi di produzione, si è rivelato come un buono spunto per un legal thriller.
Dietro FlatWorld Interactives, infatti formalmente opera un certo Slavko Milekic, docente di design di Philadelphia, un personaggio che aveva già fatto parlare di sé provando a lanciarsi, senza molto successo, nel business dei tuoch screen, ma il 35% della società in questione è controllata da un legale, John McAleese, che esercita in uno degli studi che lavorano storicamente per Apple: Morgan, Lewis & Bockius. I log delle mail mostrano che l’avvocato John McAleese ha pianificato insieme alla moglie un attacco contro i prodotti touchscreen di Apple nel gennaio del 2007, pochi giorni prima che l’iPhone fosse ufficialmente annunciato lavorando per “inchiodare” Apple con una serie di brevetti registrati proprio da FlastWorld Interactives.
Jennifer McAleese contattò numerose società specializzate in patent trolling convincendole che lei e il marito, avevano in mano eccellenti possibilità di contrastare la linea di azione nei confronti Apple se e quando queste avrebbero eventualmente deciso di sporgere denuncia. La McAleese inviò mail a concorrenti di Apple quali Google e Nokia, con i quali da tempo erano in corso battaglie su altri fronti.
In tutte le fasi, la McAleese è stata assistita dal marito, avvocato che aveva accesso a documentazione riservata e molti dati confidenziali di Apple; questo ora afferma di non aver mai usato tali informazioni ma Apple, ovviamente, non la pensa così e ritiene che moglie e marito sino stati costantemente in contatto gli avvocati della FlatWorld Interactives che sarebbe poi stato il “cavallo di Troia” usato per scagliare l’attacco. Apple non sarebbe stata a conoscenza dei risvolti, decisamente preoccupanti per tutto l’impianto dell’azione legale, fino a quando non è giunta lo scorso febbraio in possesso delle email spedite da FlatWord. È qui che apparivano numerosissimi scambi con McAleese identificato come “avvocato di Morgan Lewis & Bockius LLP”
Sarà interessante vedere cosa accadrà nei prossimi giorni: la notizia è sconvolgente anche per lo studio coinvolto: Morgan, Lewis & Bockius assiste più della metà delle società elencate nella classifica Fortune 100 (le più importanti società statunitensi) generando ogni anno milioni di dollari di profitti proprio dai rapporti privilegiati che ha instaurato con aziende che hanno nei brevetti e nelle proprietà intellettuali, la fonte del loro profitto. In molti nella Silicon Valley e anche altrove cominciano a chiedersi quanti siano gli avvocati che da una parte lavorano per difendere i loro clienti e dall’altra allestiscono in privato realtà che nascono per colpirli.