In assenza di fotografie e filmati, il tablet della Mela prende forma in un articolo del The New York Times: integra davvero uno schermo da 10″ e sarà sempre collegato alla Rete tramite Wi-Fi oppure tramite la rete cellulare. La testata di Manhattan conferma così alcune caratteristiche indicate dai rumor che circolano ormai da diversi mesi ma soprattutto offre in anteprima uno sguardo ravvicinato e molto, molto attendibile di quello che l’attesissimo talbet potrà o non potrà fare.
Se il NY Times avesse ragione (e tutti gli indicatori lasciano pensare che il giornale abbia buone probabilità di sapere molto del tablet) la nuova creazione di Apple ha un profilo ben definito anche dal punto di vista della filosofia con cui nasce. Sia Apple sia i grandi editori tradizionali sperano che il dispositivo sia in un tempo ancora di salvezza, forse una delle ultime a portata di mano, per risollevare il preoccupante andamento dell’editoria, ed elemento di propulsione di un mercato fino ad oggi disordinato e preoccupante. Le principali testate e gli editori sono usciti malconci dallo scontro con la Rete: nella maggior parte dei casi la pubblicazione di contenuti sempre più ricchi su Internet si è poi trasformata in un calo consistente dei lettori a pagamento, questo mentre nonostante le promesse e i proclami non è ancora stato individuato un sistema valido ed efficiente per distribuire contenuti a pagamento via Web.
Secondo il The New York Times Steve Jobs sta presentando agli editori il tablet proprio come l’elemento di speranza di un sovvertimento dell’oggi facendo del tablet una sorta di iPod di tutto il digitalizzabile. Come il dispositivo lanciato ormai anni fa ha salvato la musica dall’ordalia del “tutto gratis” dando agli appassionati un punto di accesso unico (con iTunes) e affidabile per procurarsi quello che si procuravano in precedenza senza garanzie e disordinamente, il tablet dovrebbe ripetere il miracolo su news, libri e articoli. Un dispositivo elegante, facilissimo da usare e dotato di un software di gestione che lascerà agli editori solo la preoccupazione di incassare i soldi.
Insomma Apple ha già proposto agli editori la possibile soluzione dei loro problemi: incantare gli utenti e, rinunciando ai costosi abbonamenti, ripetere ancora una volta il miracolo dei micro-pagamenti. Lo stesso, per altro, che ha permesso di creare un mercato completamente nuovo con gli applicativi su smartphone.
Tutti i nomi dei più importanti editori, tra qusti Hearst, Condé Nast e Time, si stanno preparando per sbarcare sul tablet e non solo su quello
di Apple ma anche su qelli che gli altri costruttori che sono pronti a presentare. Ad Apple e ai suoi concorrenti non resta che cercare di allestire un piano di mercato convincente; quel che è accaduto con la musica dove le case discografiche hanno sì salvato il salvabile ma si trovano ora nelle condizioni di avere perso il controllo sul sistema dei prezzi, è ben presente e nessuno vuol ripetere questo errore. Per questo Apple potrebbe trovare difficile presentare lo schema “a prezzo semi-fisso” che applica con iTunes Music Store e App Store.
Anche se nell’articolo del The New York Times non viene mai specificato il nome delle persone da cui tutte queste informazioni vengono captate e raccolte, in ogni caso l’attendibilità è decisamente elevata. Innanzitutto si tratta di una testata che ha sempre avuto poco o nulla a che fare con le indiscrezioni di settore, infine e soprattutto il New York Times è uno dei quotidiani che molto probabilmente salirà sul palco domani insieme ad Apple per presentare applicativo e contenuti creati ad hoc per il tablet.
Infine, sempre secondo il New York Times, domani sul tablet non vedremo comparire speciali abbonamenti per pacchetti di trasmissioni TV. Secondo le voci raccolte dal quotidiano Apple ha forse proposto il tablet anche alle società di produzione TV ma in questo caso l’accoglienza sarebbe stata meno calorosa di quella riscossa nel mondo dell’editoria.