Apple ha rimosso le applicazioni con allusioni a carattere sessuale rispondendo alle pressioni di visitatori di App Store e clienti che si sono sentiti a disagio per il proliferare di questo tipo di programmi. La conferma a quanto supposto fin dai primi momenti in cui è emersa la controversa vicenda che ha determinato la cancellazione di oltre 5000 applicazioni porno-soft o a sfondo sexy, arriva direttamente da Phil Schiller, capo del marketing di Apple in una intervista rilasciata al New York Times.
Schiller, che già in altre occasioni era intervento direttamente con gli sviluppatori o sui giornali per spiegare alcune scelte, punta l’indice al numero crescente di “applicazioni con contenuto altamente discutibile”, un fenomeno che avrebbe spinto la situazione ad un punto dove Apple ha cominciato “a ricevere lamentele da clienti come donne che trovavano questi contenuti troppo degradanti e genitori che erano disturbati da quello che i loro figli potevano vedere sullo store”. Per quanto concerne la sopravvivenza di alcune applicazioni, come il Swimsuit 2010 di Sports Illustrated (che altro non è che un catalogo di modelle in costume da bagno) o il programma ufficiale di Playboy, non molto diverse da altre eliminate, Schiller ha distinto tra sviluppatori che si occupano di questi contenuti in formato iPhone e iPod touch e “società ben conosciute che secondo un formato largamente accettato distribuiscono materiali già editi e disponibili diffusamente”
Il New York Times riporta impressioni e dichiarazioni anche di chi, da un giorno all’altro, per causa di questo improvviso mutamento di rotta, si è trovato a passare da migliaia di dollari al giorno di profitti a zero. à il caso di Fred Clarke, titolare di una società denominata, piuttosto esplicitamente, On the Go Girls. “Facciamo programmi solo leggermente più piccanti di quelli che distribuisce Disney. Sono scioccato. E se vogliamo andare più in là – dice Clarke – e passare al punto di vista di uno sviluppatore mi chiedo: come si fa sapere che stai investendo migliaia di dollari in un business che potrebbe sparire il giorno dopo?” “Siamo ovviamente preoccupati delle esigenze degli sviluppatori – dice Schiller – ma dobbiamo mettere in primo piano quelle dei bambini e dei genitori”.