Il destino di Palm passa dalle mani di Jon Rubinstein. Solo l’ex manager di Apple, che oggi ha il ruolo di presidente esecutivo di Palm, sarebbe in grado di salvare chi ha svolto il ruolo del pioniere nel campo dei dispositivi da tasca, portandola al di là delle difficili sfide che l’attendono e che corrono il rischio di farla naufragare. Chi chiama sulla scena della tribolata società di Sunnyvale è Pablo Perez Fernandez, uno dei più rispettati analisti del mondo del wireless.
Perez Fernandez cita esplicitamente Rubinstein in una nota diffusa ai suoi clienti dopo che Palm, due giorni fa, ha presentato un bilancio largamente deludente. Secondo il ricercatore di Global Crown Capital quanto sta accadendo a Palm è frutto di una serie di errori compiuti dalla dirigenza e specificatamente da Ed Colligan citato come una figura che ha avuto poco successo quando si è trattato di far cambiare rotta alle società che ha diretto. Colligan era Ceo di Handspring quando gli assetti della società che aveva inventato il Treo è stata ceduta a Palm nel bel mezzo di una crisi finanziaria che aveva sostanzialmente azzerato le sue speranze di sopravvivenza al punto che da essere costretta ad un prestito per arrivare al giorno della fusione senza chiudere i battenti.
“Il nostro consiglio – scrive Perez Fernandez – è che l’attuale Coo (chief operative officer), il signor Ed Colligan venga sostituito e il suo incarico affidato ad una nuova figura capace di far cambiare direzione a Palm. Questa figura – dice ancora l’analista – dovrà seguire le operazioni quotidiane, migliorando efficienza e produttività mentre l’incarico di Ceo dovrà andare a Jon Rubinstein”. Perez Fernandez è talmente convinto che la soluzione sarà obbligatoriamente questa, da includere nella proiezione dei risultati finanziari del 2009 l’assunzione dell’incarico da parte dell’ex manager di Apple.
L’ipotesi di un Rubinstein al comando di Palm si fonda su alcuni fattori chiave. La principale è che attualmente la società di Milpitas è nelle mani di Elevation Partners, ovvero di chi, controllando il 27% delle azioni Palm, ha chiamato proprio Rubinstein in Palm. In secondo luogo Rubinstein avrebbe la competenza che gli deriva dall’essere stato tra i protagonisti diretti, in qualità di capo del gruppo di sviluppo hardware, del successo di iPod. Infine Rubinstein è considerato una delle menti più raffinate nel campo delle tecnologie hardware, con grande conoscenza dei processi e delle tecnologie e questo fin dai tempi in cui era con Jobs alla Next.
Rubinstein, nonostante il poco tempo trascorso dall’arrivo in Palm, avrebbe già avuto un profondo impatto sulle strategie di mercato. A lui sarebbero dovuti, ad esempio, ritocchi dell’ultima ora sul Palm Centro, il dispositivo a basso costo che sta riscuotendo un significativo successo sul mercato.
Se davvero, come auspica Perez Fernandez, Jon Rubinstein dovesse divenire Ceo di Palm si qualificherebbe uno scontro interessante, quello tra due (ex?) grandi amici, ovvero tra lo stesso Rubinstein e Steve Jobs. Come noto Palm viene considerato il principale target di mercato di Apple almeno per quello che riguarda iPhone. Da notare che in consiglio di amministrazione di Palm siede anche l’ex Cfo di Apple, Fred Anderson che, senza troppo timore di essere smentiti, dopo le controverse e complesse vicende legate alle stock options con Anderson puntare il dito contro il Ceo di Apple, lo si può invece definire un ex amico di Steve Jobs.