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Arriva Wikia, il motore di ricerca di Wikipedia

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Si chiama Wikia, ed è l’ultimo progetto di Jimmy Wales, il fondatore dell’enciclopedia aperta Wikipedia. Come per quest’ultima, si ripromette di lavorare insieme con gli utenti, i navigatori della rete, per produrre valore e trovare le risposte giuste alle domande di chi cerca qualcosa. E questa volta non è gratuita: sarà  la pubblicità  il modello di business che dovrebbe consentire entro due anni, il momento in cui la versione “alpha” del motore di ricerca raggiungerà  la massa critica, a trovare l’equilibrio necessario a competere con i grandi del settore. Vale a dire, Google, Microsoft, Yahoo!

L’idea di Wales, che si è servito un anno fa di circa 15 milioni di dollari di finanziamenti provenienti da venture capitalist, Amazon e alcuni milionari o miliardari della Silicon Valley (come il fondatore di Netscape, quello di Linkedin e quello della Free Software Foundation) per far partire la sua nuova impresa, è di scalare il vertice del mondo della ricerca delle informazioni in rete. Perché il futuro della democrazia e della indipendenza delle persone, assicura Wales, sta tutto nella libertà  di cercare e trovare quel che si vuole.

Per questo Wikia è “doppiamente open”, dichiara il suo ideatore. Open dal punto di vista del modo in cui si trovano i risultati migliori e più adatti (in teoria) al tipo di ricerca effettuata, visto che sono gli esseri umani a selezionare le risposte giuste alle domande e non un algoritmo segreto (come la formula alla base del funzionamento di Google, ad esempio) che non può essere controllato da terze parti. E anche il codice, sempre migliorabile, è aperto alla comunità  di programmatori open per definizione, cioè l’open source.

Quale sarà  il risultato di questa sfida del Davide-Wales al Golia-Google? Per adesso poca cosa, visto che al di là  del rumore generato da blogger e giornali, il software è ancora decisamente scarno e immaturo. E la home page di Wikia ricorda in maniera imbarazzante quella di Google. Ma la “massa critica”, come ripete Wales, è ancora lontana. Forse tra uno o due anni, promette, ci arriveremo. Sempre che nel frattempo non succeda nient’altro…

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