Qualcuno lo definisce un abbonamento per qualcun altro si pronuncia come ‘operazione di monopolio’. Stiamo parlando dell’ipotesi di tassa su iPod grazie alla quale Apple potrebbe dare accesso all’intero catalogo iTunes in via completamente gratuita.
La voce, emersa nel corso della giornata di ieri dall’autorevole Financial Times, ha fatto alzare le antenne a molti: utenti, giornali ma anche concorrenti. Se infatti la possibilità di avere un iPod con un extra-costo in cambio del quale scaricarsi tutta la musica che si desidera per tutta la vita operativa del player rappresenta un sogno per i clienti e un’interessante prospettiva di profitto per le case discografiche, per chi ha un negozio che vende canzoni si configura come un vero e proprio incubo. Chi, infatti, tra i possessori di iPod ‘abbonti’ potrebbe mai decidere di spendere dei soldi per comprare canzoni da un negozio diverso da iTunes se da iTunes la scarica gratis? E se chi ha un iPod con musica inclusa nel prezzo non comprerà canzoni su negozi diversi da iTunes, allora potrebbe essere la rovina, visto che iPod, a seconda dei paesi, ha dal 40 al 70% del mercato dei lettori di musica digitale.
Derivano, probabilmente, dal timore di perdere una larghissima fetta del mercato le opinioni riportate da qualche testata americana e attribuite ai manager di società come eMusic, un concorrente, appunto, di iTunes, che vede dietro alla mossa (ipotizzata) di Apple, i segni dell’esercizio abusivo di monopolio. ‘A mio giudizio – dice David Pakman, Ceo di eMusic – il tutto suona come una infrazione allo Sherman Antitrust Act. Si tratta di qualche cosa di molto simile a quello che Microsoft ha fatto con Explorer, integrato in Windows. E ancora oggi Redmond ne paga le conseguenze. Questa scelta ci porterebbe a combatterla sia negli Stati Uniti che in Europa’.
Alcuni esperti antri trust sono più cauti, ma ammettono, come fa Maxwell Blecher, dello studio legale Blecher & Collins, che se Apple dovesse escludere appositamente dal suo player la concorrenza, il rischio di una causa sarebbe alto. ‘E il fatto che sul mercato ci saranno altri a seguire le sue stesse pratiche non sarà sufficiente a fermare un’azione legale’
In realtà , almeno a prima vista, le similitudini, con il caso antri trust in cui è stata coinvolta Microsoft sono davvero poche. Da quanto si è appreso dal Financial Times, la Mela offrirebbe in opzione l’iPod ‘music included’ facendolo pagare di più e nessuno obbligherebbe i clienti a comprarlo solo in quella versione; si sarebbe di fronte, dunque, ad un vero e proprio servizio extra di libera scelta e non ad una funzione obbligatoriamente integrata in iPod, come era integrato Explorer in Windows. In aggiunta a questo non è neppure escluso che Apple possa scegliere una seconda strada, quella di una sorta di abbonamento mensile, anche questo libero, da aggiungere al costo di iPhone e magari anche iPod. In tutti e due i casi chi acquisse l’iPod ‘nudo’ potrebbe comprare la musica dove crede sia meglio farlo, sempre ammesso che, come accade ora con iPod ma anche con molti altri dispositivi, questa musica sia compatibile con il player.
A questa stregua accusare Apple di strategia anticompetitiva e di sfruttamento della posizione dominante sembra difficile, perché il servizio musicale potrebbe essere considerato come una custodia o di un accessorio. E fino ad oggi nessuno pare abbia ancora pensato di portare Apple in tribunale perché, ad esempio, produce e vende fasce da braccio del tutto simili e concorrenti a quelle che creano le terze parti.