Wired fa notare che il primo maggio di 1964 veniva eseguito il primo programma scritto in BASIC. Esattamente 44 anni fa, due professori del Dartmouth College, i matematici John G. Kemeny e Thomas E. Kurtz digitavano le prime righe di un interprete che avrebbe dovuto rendere più accessibile e di facile comprensione la programmazione agli studenti. I linguaggi all’epoca disponibili quali il Fortran, l’Algol o altri ancora (per non parlare dell’incomprensibile COBOL) erano così complessi che solo pochi professionisti erano in grado di utilizzarli realmente a dovere.
I due professori iniziarono a scrivere un linguaggio di programmazione di nuova concezione e di semplice utilizzo a partire dal 1956. La prima bozza (oggi diremmo una “pre-alfa”) venne battezzata Dartmouth Simplified Code o Darsmco. In seguito, venne il Dartmouth Oversimplified Programming Experiment (detto anche Dope) che si rivelò però fin troppo semplice e poco pratico. Kemeny e Kurtz, tuttavia, sfruttarono ciò che avevano appreso dalle loro passate esperienze per cominciare a lavorare, nel 1963, al Beginner’s All-Purpose Symbolic Instruction Code o, nel suo acronimo più diffuso “BASIC“.
Stando a quanto riportano le cronache, il mainframe del college, il General Electric GE-225, cominciò ad attivare il compilatore Basic alle 4 del mattino del 1 maggio del 1964. Il nuovo linguaggio fin da subito si rivelò semplice da imparare e sufficientemente potente tanto da renderlo in breve tempo adottato da molti insegnanti e ampiamente diffuso. “Gli studenti non erano i soli ai quali piaceva il Basic”, ricorda Krutz, “fu subito chiaro che un linguaggio facile da imparare ed usare era utile non solo per loro, ma anche per lo staff della facoltà o chiunque altro”.
Il Basic poteva essere utile e sfruttato non solo con i mainframe. Paul Allen e Bill Gates lo adottarono a partire nel 1975 e ancora oggi il linguaggio è ampiamente usato in varie scuole per insegnare i principi della programmazione. Col passare degli anni, ovviamente, sono nate varianti molto più complesse e complete, fino ad arrivare a varianti strutturate con il QuickBasic prima e il VisualBasic/RealBasic dopo, in grado di gestire eventi e la GUI dei moderni sistemi operativi. C’è persino chi, “inorridito” dal proliferare di queste ultime varianti, ha sviluppato il TrueBasic, una variante “snella” che rispetta gli standard ANSI e ISO.
Moltissime applicazioni odierne sono ancora sviluppate con questo linguaggio o con uno dei suoi tanti derivati. Su Mac, il compilatore attualmente più diffuso è completo è certamente RealBasic (oggi Xojo), un Basic strutturato, procedurale ed event-driven molto potente, grazie al quale è possibile creare applicazioni per Mac, Windows e Linux che poco o nulla ha a che fare con il “grezzo” linguaggio delle origini.