Sono passati 4 anni dalla nostra recensione di Sonos Arc e l’arrivo della versione Ultra, più che una evoluzione dettata da alcune somiglianze nelle finiture, rappresenta una vera e propria rivoluzione per l’architettura del sistema acustico delle soundbar Sonos e in prospettiva dei sistemi audio che saranno prodotti dall’azienda californiana.
Su questa pagina vi abbiamo parlato diffusamente dell’architettura acustica del nuovo modello e su come, grazie all’integrazione del subwoofer nato dalla tecnologia progetto Mayht e incluso come SoundMotion Sonos abbia liberato gli speaker per i medio bassi dal carico delle basse frequenze per creare un sistema con una maggiore definizione e direzionalità della gamma audio restante con un incremento di prestazioni globale, di maggiore qualità del parlato e, possibilmente di un funzionamento ottimale anche senza un subwoofer esterno.
Tutte caratteristiche che andremo a verificare in questa recensione che sarà una sorta di work in progress vista la marea di prove e controprove che eseguiremo confrontando pure la Sonos Arc Ultra con la Sonos Arc e utilizzandola con e senza speaker surround e con e senza subwoofer aggiuntivo.
Unboxing e design
Non stancheremo mai di ripeterlo: la cura del packaging di Sonos andrebbe presa come riferimento di qualsiasi produttore di dispositivi elettronici: plastica ridotta ad un micro sistema di apertura a scorrimento , materiali totalmente riciclabili, nessun uso di inchiostri nocivi e dimensioni degli involucri esterni ridotti al minimo per ridurre costi di trasporto e stivaggio. Aprire una confezione di un prodotto Sonos è una esperienza che vorremmo fare più spesso.
All’interno della confezione troviamo la soundbar un piccolo pieghevole con le istruzioni base, il libretto delle garanzie e due cavi nello stesso colore della soundbar: quello di alimentazione con la classica configurazione a 8 Philips e il cavo HDMI-HDMI per la connessione eARC che è l’unico collegamento “fisico” per l’audio visto che manca un ingresso di linea o un adattatore. Per il resto ci si affida alla connessione Wi-Fi e, novità per le soundbar Sonos, anche di bluetooth.
Come si presenta la nuova soundbar? Come abbiamo detto e come avete visto dalle nostre tabelle è leggermente più bassa del modello precedente e i comandi sono stati spostati sul retro: coerentemente con i modelli era 100 e 300 è stata introdotta una touch bar per la regolazione del volume, posizionata sulla destra e distinta dai pulsanti di controllo di riproduzione e avanzamento.
E’ molto comoda per una regolazione e forse poco intuitiva per un “mute” ma per quello potete usare anche il tasto pausa che è rimasto al centro della soundbar ma spostato sul retro. Nella precedente forse era più accessibile ma nel nostro caso qui sarà meno preda delle zampate del nostro gatto che amava farsi un giro sul filo superiore della Arc.
Rispetto ad Arc la nuova ultra cambia anche la presenza degli interruttori sul retro: oltre alla presa di corrente diretta (l’alimentatore incluso) e alla connessione eARC su HDMI che può essere anche ottica attraverso un adattattore (non in dotazione) abbiamo ovviamente la radio Wi-Fi e, novità, la connessione Bluetooth che ci permetterà collegamenti rapidi per installazioni volanti magari con proiettore in esterni. Abbiamo quindi un pulsante per la sincronizzazione Bluetooth ed uno per l’esclusione dei microfoni a tutela della vostra privacy. Infine abbiamo la presa Ethernet per cablare direttamente la soundbar con un router. Il collegamento è consigliabile quando avete un sistema che mischia vecchi speaker Sonos della serie S1 con i nuovi della serie S2: uno di questi sarebbe bene collegarlo direttamente al router di casa.
Parliamo dei microfoni: oltre a servire alla calibrazione sono fondamentali se volete comandare la soundbar con Alexa in italiano oppure con i comandi vocali (al momento solo in inglese o in francese) del sistema Sonos che permette di richiedere tracce con i sistemi di streaming collegati e di comandare gli speaker dell’impianto anche per installazioni multistanza. Dei sistemi di controllo vocale abbiamo parlato in vari articoli che trovate nella sezione sonos del nostro sito.
I dettagli dell’unboxing e tutti i particolari estetici di Arc Ultra li potete trovare nella esauriente galleria qui sotto.
L’installazione
Come avrete visto nelle nostre altre recensioni l’installazione del prodotto è molto semplice almeno nella parte del riconoscimento del prodotto e nell’assegnazione della rete wireless della casa a cui deve essere collegata. Il prodotto viene risconosciuto dal vostro smartphone attraverso la ricezione di un segnale audio, viene individuato nelle vicinanze e gli viene asseganto il wi-fi con relativa password.
Durante l’eventuale aggiornamento del software che avviene anch’esso in automatico vi vengono mostrate le caratteristiche di Sonos e soprattutto viene consigliato l’uso di Trueplay che è la procedura di calibrazione in grado di “sposare” la soundbar alla vostra stanza.
Trueplay si è comunque evoluto e abbiamo 3 differenti sistemi di calibrazione: una rapida che permette di alla soundbar di autocalibrarsi emettendo un segnale modulato e di misurare la risposta attraverso i suoi microfoni. Ed uno avanzato sdoppiato: se non avete un TV vi viene chiesto di girare per la stanza e rilevare l’ambiente muovendo il braccio in alto e in basso parallelamente alle pareti compiendo un tour completo mentre l’intero sistema emette dei suoni di controllo; se avete una TV e volete una calibrazione per il surround il sistema chiede prima di rilevare la vostra posizione standard davanti al TV ed emette anche qui un suono di controllo da tutto il sistema.
Qui vedete tutte le istruzioni per la gestione dei controlli.
L’ascolto con una premessa
Quelle che seguono sono le impressioni che vanno dallo spacchettamento all’ascolto nei nostri due attuali ambienti di riferimento: il primo è dedicato all’ascolto audio mentre l’altro è un normale salotto tipico di una casa italiana.
Ambiente 1 – Il primo ambiente è una veranda con una struttura in legno chiusa su 3 lati da ampie e pesanti finestre e muri a secco con un arredamento che riveste tutte le parti basse sotto le finestre e ben 5 porte finestre. Il controsoffitto è in cartongesso. La soundbar è collocata sul lato lungo nel secondo quinto dello spazio ed è quindi in posizione molto assimetrica rispetto all’ambiente: è un ottimo sistema per capire come funziona l’equalizzazione automatica TruePlay che ora è disponibile in versione accelerata (la soundbar emette il suono e calcola le riflessioni con i suoi microfoni e si autocalibra) o standard con lo sfruttamento del microfono dello smartphone e il movimento dell’utente lungo le pareti per acquisire le riflessioni locali del suono messo dalla sounvar.
Ambiente 2 – Il secondo ambiente un salotto normalissimo dalla dimensioni di 3.6 x 4,50 metri con la TV su un mobile/parete posizionato a 3,6 dal fondo, due speaker Sonos One, un subwoofer Sonos mini e la soundbar collocata davanti alla TV su un mobile sospeso. Non si tratta della sala home teather ottimale ma quanti di noi possono avere la possibilità di posizionare stabilmente due fantastiche era 300 su un piedistallo dietro i divani. La stanza non è completamente simmetrica visto che il lato sinistro è chiuso da una lunga parete, il lato destro è aperto e la parete/mobile ha un corridoio passante sul retro. Il soffitto è ribassato nell’area della seduta e passa da 2.70 a 2.50 metri.
La definizione dell’ambiente di ascolto ci pare fondamentale perchè in questi mesi abbiamo realizzato diverse prove con speaker Sonos analizzando l’ambiente con l’opzione TruePlay che utilizzava i microfoni di iPhone e iPad (ed ora anche Android) per definire la posizione standard di ascolto nell’ambiente e la reazione dell’ambiente stesso a dei segnali di controllo che ne definissero la risposta acustica.
La nostra prova quindi consiste nell’ascolto di diversi brani di riferimento musicali con o senza audio spaziale e alcune colonne sonore in con queste configurazioni: Sonos Arc da sola e poi con Sub mini, Sonos Arc con Sonos One come diffusori surround, Sonos Arc Ultra da sola e poi con Sub mini, il sistema completo e infine il sistema completo con Ultra ma senza Sub mini. Qui sotto alcune tracce che abbiamo utilizzato da Apple Music in modalità Lossless oppure Dolby Atmos / audio spaziale.
Ovviamente il test più interessante per la resa sui bassi è quello che vede protagonista una soundbar con SoundMotion contro il modello precedente con Subwoofer esterno (anche se nella sua versione più semplice ma per questo più “controllata”), gli altri test ci mostreranno quanto le migliorie sull’architettura acustica influiscono sulla qualità globale e su una maggiore definizione spaziale grazie anche all’uso di tracce test per Dolby Atmos gestite attraverso l’app aggiornata di Sonos.
- Arc Ultra da sola: il test audio con tracce stereo e dolby Atmos (primo e secondo ambiente) per verificare l’efficacia di Sound Motion sui bassi, il miglioramento del parlato e l’efficacia dei canali discreti laterali e in altezza. La resa come speaker di ascolto per la musica.
- Arc Ultra test audio test con solo surround (coppia di Sonos One nel secondo ambiente): tutte le prove di cui sopra ma per capire l’apporto dei canali posteriori alle prestazioni Home theater.
- Arc Ultra test audio test con surround più avanzato (coppia di Sonos One e Sonos Sub mini nel secondo ambiente): tutti le prove di cui sopra con in più l’intervento del sub sul risultato finale e sul comportamento del soundmotion interno di Arc Ultra.
Per la separazione dei canali e la loro efficacia nella ricostruzione spaziale abbiamo utilizzato oltre a diverse demo anche la versione in download di questo filmato riprodotta direttamente dal TV attraverso eARC.
Considerazioni (provvisorie)
Quelle che trovate qui non sono conclusioni ma considerazioni provvisorie date dai test non completi che abbiamo potuto effettuare in questi giorni: come abbiamo scritto questa è solo la primissima parte dei nostri test “sul campo”. Inoltre i trasduttori, specialmente quelli sulle mediobasse hanno bisogno di un periodo di rodaggio e quindi il giudizio sarà passibile di revisione nelle prossime settimane. Le prove a confronto sono state effettuate con correzione trueplay nei due ambienti e con le due soundbar.
Ascolto di tracce musicali
Anche se i puristi dell’Hi-Fi disprezzano le soundbar come uno strumento del diavolo e ritengono che non possano in alcun modo sostituire un buon sistema tradizionale è indubbio che i progressi fatti da Sonos e altre aziende in campo acustico abbiano innalzato il livello di qualità con un buon aiuto dalla musica digitale e dalle produzioni nate per lo streaming di maggiore qualità. Quello che non possono fare con semplicità i normali sistemi con due speaker è riprodurre l’audio spaziale che tradirà forse l’intento primordiale del rock ma che dai Pink Floyd del 1970 in poi è uno strumento per ascoltare la musica in modo innovativo. Passiamo all’ascolto.
La soundbar Ultra da sola ha una fantastica presenza nell’ascolto di tracce musciali e brani come Time dei Pink Floyd escono fuori in tutta la loro bellezza e con una stratificazione degli strumenti molto più nitida: la voce Gilmour è più graffiante e presente e i bassi tendono a non impastarsi in alcun modo. Qui dobbiamo notare anche che la versione Lossless (remix 2011) ha una qualità di ascolto notevole al contrario di quella Atmos (50mo anniversario di Dark Side of the Moon) che ci sembra confusa nel mix originale più che nella riproduzione di entrambe le soundbar.
In Bohemian Rapsody dei Queen (versione Atmos) abbiamo un equilibrio migliore sulla gamma: sulla Arc prevalgono le frequenze medio alte che sono pure gradite con la voce di Mercury in primo piano ma la Ultra sembra ancora un volta più equilibrata con la chitarra e le altre voci che emergono senza coprire il canto principale. Fantastici gli effetti Atmos su entrambe soundbar: qui vengono utilizzati i canali laterali che sembrano efficaci e donano maggiore ariosità al brano sulla Ultra.
In Dust del nostro amico Paolo F. Bragaglia, un brano di musica elettronica che stratifica tracce di synth in cui le basse frequenze sono una componente fondamentale abbiamo una accuratezza maggiore di riproduzione sulla Ultra che ci permette di cogliere dei dettagli che nella Arc rimangono un po’ in secondo piano sulle medio-alte.
Andiamo sulla dance elettronica con Charlie xcx e la sua 360 in Dolby Atmos che abbiamo scelto per i bassi molto netti e precisi che caratterizzano il brano: nella configurazione precedente con Arc la presenza del sub mini portava ad una presenza in ambiente da “dancefloor” con l’ambiente che risuonava sulle frequenze più basse. Anche se il brano sulla ultra risulta più “pulito” su tutte le frequenze dalle medie alle alte qui abbiamo la nostra piccola delusione: i bassi sulla Ultra ci sono, potenti, secchi e precisi ma nella “vecchia” Arc hanno ancora un ottimo effetto anche senza il sub mini: probabilmente è merito del sistema acustico precedente che attiva tutti i midwoofer e fa risuonare sia l’interno dello speaker che il mobile su cui è appoggiato e con esso l’ambiente.
Infine uno dei benchmark che utilizziamo per le tracce più acustiche: Little Blue di Jacob Collier in versione Dolby Atmos: qui il basso non è in primo piano ma interviene con dolcezza e il brano è ideale per l’ascolto delle voci e dei cori oltre che della chitarra acustica (una 5 corde particolare). L’effetto ambiente è con l’intervento del coro è un ottimo elemento di valutazione dei canali aggiuntivi e qui la Ultra fa la sua parte con una sottile differenza a suo favore nel riempire le nostre sale d’ascolto anche nel suono che rimbalza dall’alto ma anche i canali laterali fanno il loro lavoro e il coro sembra abbracciare un ambiente (ricostruito) più ampio.
Domande e risposte
La componente più eclatante e alla fine più semplice da individuare come apporto è il nuovo Woofer interno realizzato con la tecnologia Sound Motion e dobbiamo dire che in realtà la sua presenza giova non solo alle basse frequenze ma anche sulla pulizia del resto della gamma. Come abbiamo visto nella nostra intervista con Sonos la sua introduzione ha di fatto permesso di creare un prodotto nuovo dal punto di vista del progetto acustico e la differenza si vede, o meglio si ascolta.
Rispetto ad Ultra i bassi sono ben definiti e meno confusi con il resto del suono e sicuramente l’impatto, anche se non può sostituire quello di due grandi coni in movimento di un impianto tradizionale è notevole. La presenza nella gamma bassa è consistente e ci permette di portare il volume ai livelli massimi (tra un po’ i vicini chiamano i vigili) senza alcuna distorsione e senza che i mobili su cui è appoggiata la soundbar vibri a sua volta.
La tecnologia SoundMotion funziona?
Seguendo i test di brani audio stereo lossless e di audio spaziale ascoltati anche ad altissimo volume nell’ambiente 1 al confronto con Arc possiamo dire assolutamente si. Vi rimandiamo al capitolo “ascolto di tracce musicali qui sopra” per capire il perchè
Compreremmo una Arc Ultra invece di una Arc per la differenza di 200 € solo per Sound Motion?
La risposta al momento è si se NON abbiamo intenzione di aggiungere un subwoofer al sistema e si se siamo intenzionati ad aggiungere degli speaker surround. Questo perchè con i soldi risparmiati per il sub mini o versione full ci compreremmo un paio di era 100 o di era 300 (rispettivamente) per un sistema surround efficace che la Ultra è in grado di assicurare ad un livello di qualità superiore. Se invece avessimo già una Arc CON un sub mini come nel sistema di ascolto precedente non riteniamo che sia necessario un upgrade solo per l’upgrade di soundmotion per i bassi. Questo ci porta alla domanda successiva.
Scambieremmo una Arc in nostro possesso per una Arc Ultra nel nostro sistema?
In un sistema con un sub e degli speaker surround già presenti l’upgrade ad una Ultra avrebbe senso se volessimo un miglioramento delle prestazioni per l’ascolto delle tracce audio e se siamo esigenti per i film con Dolby Atmos: il vantaggio per un ascolto più definito, separazione degli strumenti è la marcia in più che potrebbe portarci ad un upgrade in un sistema del genere con risultati evidenti. Altro motivo potrebbe essere la potenza oltre alla qualità dell’ascolto: Ultra riesce a produrre una pressione sonora superiore a tutte le frequenze sia sui bassi che sui medi e se Arc non riesce a servire il massimo volume che desiderate nella vostra area di ascolto, Ultra potrebbe assolvere al compito.
Altre domande e risposte…
Nei prossimi giorni effettueremo altri confronti sopratutto per capire ulteriormente come si comporta con le voci nei film e serie tv in modalità Home Teather e l’efficacia delle sistema Sound Motion con la soundbar fissata a muro anziché appoggiata su un mobile del salotto: abbiamo la sensazione che il comportamento dello speaker possa essere diverso quando non c’è una cassa armonica di “supporto” ad aumentare la sua presenza in ambiente.
Pro
In valutazione
Contro
in valutazione
Prezzo al pubblico
ARC Ultra è disponibile in versione bianca o nera è disponibile un prezzo di 999 € dal sito italiano Sonos con il modello Arc in offerta a 799 Euro anche su Amazon.