Tra le peculiarità di Apple Intelligence, vi è l’integrazione con iOS 18, iPadOS 18 e macOS Sequoia: il sistema sfrutta i recenti chip di Apple per comprendere e creare testo e immagini, eseguire azioni nelle app e basarsi sul contesto personale per semplificare e accelerare le attività di tutti i giorni, sempre tutelando la privacy e la sicurezza dell’utente.
Molti dei modelli su cui si basa Apple Intelligence vengono eseguiti esclusivamente in locale e, grazie al Private Cloud Compute, la capacità di calcolo può essere bilanciata in modo flessibile tra l’elaborazione on-device e modelli più grandi basati su server con chip Apple dedicati.
Presentando Apple Intelligence, la Casa di Cupertino aveva spiegato che il sistema protegge costantemente la privacy dell’utente. Quando serve maggiore potenza di calcolo per gestire le richieste più complesse, Private Cloud Compute sposta l’elaborazione su cloud per accedere a un set di dati più ampio, ma garantisce lo stesso livello di privacy e sicurezza dei dispositivi Apple.
Private Cloud Compute (PCC) è indicata da Apple come una innovazione nell’ambito dell’intelligenza basata su server. Quando è in uso, i dati dell’utente non vengono mai memorizzati né condivisi con Apple: sono usati solo per gestire la sua richiesta.
La Mela aveva spiegato che team di esperti indipendenti possono ispezionare il codice eseguito sui server con chip Apple per verificare costantemente che il livello di privacy sia esattamene quello promesso, e lo stanno già facendo.
In un post sul blog di Apple dedicato alla sicurezza, si spiega che l’azienda consente auditing esterni, accesso anticipato ad alcuni ricercatori specializzati in sicurezza e anche accesso alle risorse create per il progetto, inclusi Virtual Research Environment (VRE), ambienti di lavoro digitali che facilitino la ricerca e in particolare l’analisi dei dati in maniera distribuita e collaborativa.
Il post sul blog di Apple spiega ancora che le risorse specifiche sono pubblicamente disponibili, permettendo a tutti i ricercatori che si occupano di privacy e sicurezza, “o chiunque abbia interessi e curiosità tecniche” di conoscere il funzionamento del Private Cloud Compute e fare verifiche indipendenti.
Il bug bounty per il Private Cloud Compute
Apple ha deciso di ampliare il programma Security bounting, pensato per incentivare esperti di sicurezza, assegnando premi in denaro per trovare e riportare eventuali vulnerabilità nei sistemi per incrementarne il livello di sicurezza. Nuove categorie nel programma di bug bounty includono la divulgazione accidentale dei dati, la compromissione dall’esterno partendo da richieste utente, e altre vulnerabilità accedendo fisicamente o internamente. I premi per chi scopre vulnerabilità legate al PCC partono da 50.000$ per arrivare a 1.000.000$.
Secondo Apple tutte le funzionalità di cui si tiene conto con il PCC sono “uno straordinario passo avanti per la privacy nell’AI”. Il post sul blog di Apple si conclude affermando: “Riteniamo che il Private Cloud Compute sia la più avanzata architettura di sicurezza mai dispiegata per il cloud computing AI su larga scala, e non vediamo l’ora di lavorare con la comunità dei ricercatori per creare fiducia nel sistema, e renderlo ancora più sicuro e privato nel corso del tempo”.
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