I “video deep fake” stanno diventando la norma nell’era della manipolazione, inganni digitali che consistono nel creare filmati che mostrano persone, compresi ovviamente personaggi famosi, compiere azioni o pronunciare frasi, che non hanno mai compiuto o pronunciato.
Chiunque, attraverso il deepfake, ha il potere di falsificare qualsiasi cosa, con conseguenze ovviamente anche pericolose, tenendo conto che molti spettatori target di questi video fasulli non dubitano, non hanno una coscienza critica e non sono in grado di riconoscere filmati ingannevoli sempre più perfetti.
Tra le persone famose sfruttate per propagandare (a loro insaputa) di tutto e di più, ci sono ovviamente i big del mondo IT, e da un report di Kapwing (piattaforma per la creazione video) si apprende che nella lista dei personaggi più sfruttati nei deepfake c’è anche il CEO di Apple, Tim Cook, che in questa particolare classifica si colloca al sesto posto.
Prima di Cook, abbiamo: Elon Musk, Mark Zuckerberg, Bill Gates, Jeff Bezos e Warren Buffett. Nella top 10 abbiamo anche nomi quali: Rupert Murdoch, Mark Cuban, George Soros e Richard Branson.
Kapwing evidenzia che, almeno negli USA, non esistono leggi che vietano espressamente i deepfake ma che in base al diritto di autore è illegale sfruttare il volto di qualcuno per scopi commerciali senza il suo permesso. Vi sono ad ogni modo molte questioni aperte su ciò che è effettivamente consentito e non consentito.
A marzo di quest’anno il co-fondatore di Apple, Steve Wozniak, ha vinto l’ultimo round di una sua battaglia legale contro una controversa legge sulla comunicazione che negli Stati Uniti impedisce a persone note di proteggersi contro l’uso della loro immagine in pubblicità ingannevoli. Il volto di Woz era stato usato (a sua insaputa) per un evento a premio che prometteva di raddoppiare il numero di bitcoin inviati.
“I deepfake possono costituire anche diffamazione se usati per danneggiare la reputazione di qualcuno, come avvenuto con un dirigente scolastico, licenziato per una falsa registrazione audio nella quale si sentivano commenti razzisti, un falso creato ad arte da qualche collega scontento”, riferisce ancora Kapwing. “Ad ogni modo, la legge sulla diffamazione negli Stati Uniti distingue personalità pubbliche e privati, e deep fake come quelli di Elon Musk che pubblicizza bitcoin e affini che spopolano sui social, possono essere considerati ammissibili anche se questi danneggiano la sua reputazione”.
A questo indirizzo i suggerimenti su come individuare i deepfake e proteggersi dalle truffe.