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iPhone senza AI in Europa, Android sì, sfoggio di muscoli e puro calcolo

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Mai una gioia. Prima sembrava che l’Apple intelligence non sarebbe arrivata in Italia perché mancava addirittura la nostra lingua. Poi si scopre che invece arriverà ad un certo punto nel 2025. Quando? Non si sa. Sarà solo per Mac, come sappiamo da tempo, o anche per iPhone

Domande legittime alla quale Apple risponde indirizzando tutta al colpa dell’Unione Europea, ma in realtà la Commissione non ha minimamente vietato ad Apple di portare la sua AI in Europa. Del resto su Android l’intelligenza artificiale c’è e va alla grande. Una storia complicata è tutt’altro che finita che intanto per ora mette di mezzo solo noi utenti iPhone. Ma vediamo in ordine cosa è successo.

Unire i puntini

Allora, andiamo con ordine. Cominciamo dall’intelligenza artificiale e l’Europa. OpenAI l’ha sdoganata, portando fuori il mercato dei chatbot che sono basati sui GPT. E funzionano in Europa senza problemi. Stessa cosa per quanto riguarda Anthropic con il suo Claude e per Google con Gemini (che ha già fatto in tempo a cambiare nome un paio di volte). Microsoft utilizza di fatto la tecnologia OpenAI e Microsoft è in arrivo. Meta ha messo il suo Llaa in open source.

Intanto, l’Europa ha fatto il suo AI Act che è appena entrato in vigore e che andrà avanti nei prossimi due anni con una serie di tappe di attivazione. Non è quello il limite per quanto riguarda il funzionamento dell’intelligenza artificiale, perché quelle appena indicate in Europa ci sono e vanno con il vento in poppa.

L’unica a tirarsi fuori esplicitamente dall’Europa è Apple con la sua AI, la Apple Intelligence. Che ancora non è uscita realmente dal bozzolo, è presente solo in forma transitoria per gli sviluppatori e solo con alcune funzioni. Però sappiamo che, mentre è pronta in inglese per il mercato americano, ancora non è pronta per altre lingue per gli altri mercati. Ma in Europa esplicitamente non ci sarà: Apple ha detto di no.

Poi abbiamo appreso che in realtà Apple sta lavorando non solo alla localizzazione in cinese, giapponese, francese, spagnolo e vari dialetti inglesi, ma anche al tedesco e all’italiano.

Quindi, adesso Apple Intelligence arriva sull’iPhone così come Google ha messo la sua sui Pixel e gli altri Android (e Microsoft nei Surface e dentro Windows AI Copilot?) oppure no? La risposta, purtroppo, per adesso è no.

iPhone senza AI in Europa, Android sì, sfoggio di muscoli e puro calcolo
Elaborazione grafica di Statista

Il problema del gatekeeper

Quel che possiamo dire fino ad oggi è che l’intelligenza artificiale Apple arriverà da noi. Cioè, sarà portaat in Europa, ma solo sul Mac. Non la porterà invece su iPhone (e iPad) per il problema che ha con un altro regolamento europeo: il DMA.

La normativa del Digital Markets Act prevede che ci siano alcune aziende che in alcuni settori tecnologici sono considerate per dimensione e penetrazione del mercato dei “gatekeepers”, cioè dei “portieri” che potenzialmente trattengono o impediscono il regolare fluire delle attività sul mercato per quelle determinate tecnologie.

In particolare, nel settembre 2023, la Commissione europea ha designato sei gatekeeper: Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta e Microsoft e identificato i 22 servizi di piattaforma fondamentali in otto aree (social network, intermediazione, pubblicità, messaggistica, condivisione video, search, browser e sistemi operativi) che soddisfano i criteri per essere regolamentati dalla DMA.

Tra questi 22 servizi, tre sono di Apple: App store, Safari e iOS. Su tutti e tre la Commissione è intervenuta massicciamente e infatti le piattaforme di Apple sono state cambiate (seppure in più step successivi) e sempre non senza proteste e mugugni.

Apple con la Commissione precedente e attuale non è in buoni rapporti: è stata anche condannata dalla UE a pagare una sanzione molto forte (13 miliardi di euro per quella che Tim Cook aveva definito “una stupidaggine politica”), e costretta anche a modificare l’hardware dei suoi prodotti con il passaggio dai caricabatterie basati su presa Lightning a quelli con presa Usb-C.

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La scelta di Apple

Al netto di tutti i conflitti con Apple, che anche altre aziende (Google e Meta, soprattutto, negli ultimi tempi) stanno avendo, ha preso una strada diversa. Mentre Google ha deciso di andare avanti comunque con i suoi prodotti legati all’intelligenza artificiale e di usare un approccio quanto più possibile open per consentire alle terze parti di usarli anche sui loro dispositivi compatibili, Apple ha deciso di non correre il rischio di una nuova indagine e potenziale sanzione. E non porta la tecnologia AI in Europa.

Ovvero, per meglio dire, porta la tecnologia AI localizzata nelle varie lingue del vecchio continente ma solo relativamente alla piattaforma minoritaria che non interessa alla Commissione europea, cioè il Mac. Sul quale l’azienda può ancora fare sostanzialmente quel che vuole.

Invece, la piattaforma iOS, che è una delle tecnologie “Core Platform” in cui Apple è un gatekeeper, no, c’è lo scrutinio della Commissione sulla base delle normative del DMA (e in prospettiva anche dell’AI Act). Una normativa alla quale Apple ritiene che non sia possibile adeguarsi sia per i principi che enuclea sia perché scritta in termini ambigui e giuridicamente differenti dal punto di vista del modo di concepire il diritto negli Usa e in Europa.

Il retroscena della scelta

Inoltre, l’azienda ha probabilmente anche il desiderio di mostrare i muscoli alla Commissione e decidere di non portare i prodotti che il pubblico si aspetta ragionevolmente di avere se la normativa locale non la soddisfa. Risultato: la localizzazione in italiano di Apple Intelligence ci sarà (a un certo punto del 2025) e arriverà ma solo sul Mac. A meno che non cambi qualcosa con l’Unione Europea.

Invece Google, che pure vede il suo Android come una “Core Platform” (al pari di Windows di Microsoft) ritiene che non ci siano appigli per la Unione europea e quindi ha messo l’AI ovunque sui suoi telefoni. Reputando anche che la priorità della gara con OpenAI/Microsoft sia più alta di una eventuale indagine della Commissione europea. Apple no.

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