Nel 2014 un utente PC dei Paesi Bassi che si chiama Louwrentius ha creato un network-attached storage (NAS) da 71-TiB (circa 78 terabyte) usando 24 dischi rigidi HGST da 4TB. Dieci anni dopo, lo stesso utente riferisce che il NAS continua a funzionare correttamente e che nessuno dei drive ha evidenziato malfunzionamenti.
Il sito Tom’s hardware spiega che i drive in questione hanno accumulato 6000 ore di utilizzo dallo schieramento del sistema, equivalenti a 600 ore l’anno per 25 giorni annualmente. L’utente, a quanto sembra di capire, esegue una copia dei dati due volte al mese, e spegne il NAS quando non è usato, elemento che, a detta del fortunato utente, è la chiave della longevità di questo sistema.
Il NAS è attivato da remoto quando necessario, sfruttando uno script che attiva una ciabatta smart alla quale è collegato il NAS; All’avvio del baseboard management controller (BMC) per la gestione del sistema host sul NAS, l’utente sfrutta l’Intelligent Platform Management (IPMI) per l’amministrazione e, al termine delle operazioni, avvia uno script che spegne il server e la presa di corrente.
Lo spegnimento del sistema è indicato come fondamentale per risparmiare energia elettrica, ma secondo l’utente comporta vantaggi anche nel prolungare la vita dei dischi.
Molti produttori indicano una vita media di cinque anni per i dischi rigidi, e quindi i 10 anni ottenuti da questo utente sono un record in ambiti come questo. È pur vero che i dischi non sono accessi tutti i giorni e tutto l’anno, e questo potrebbe spiegare la longevità e l’assenza di problemi. Lo stesso utente riferisce di non avere avuto problemi anche con un precedente sistema con 20 dischi Samsung da 1TB caduno, sfruttati per cinque anni.
La longevità dei tradizionali dischi rigidi è determinata da diversi fattori ma come tutti gli apparati meccanici complessi (all’interno degli HDD troviamo: i piatti, un motore in corrente continua a velocità fissa, un braccio oscillante che sostiene la testina e altri elementi che, per loro natura, non possono durare in eterno) e sono esposti a rischio rottura. Tra le principali cause di rottura dei dischi vi sono la mancanza di alimentazione improvvisa, rotture meccaniche, l’errato utilizzo (es. tensioni, temperature e umidità non corrette), scariche elettrostatiche e problemi elettronici. Il fatto che un problema o rottura si può creare, non significa che si avveri ma resta la necessità di tenere conto che questi pericoli esistono e la mossa migliore è pensare sempre ad adeguate strategie di backup (ampliando il numero di backup conservati e diversificando la posizione di archiviazione dei backup).
A questo indirizzo trovate un nostro articolo con indicazioni su come scegliere un NAS per casa.