Una canzone che viene ascoltata solo per pochi secondi sarà pagata? Quanto sarà pagata? E quanti secondi di ascolto saranno necessari per applicare il prezzo pieno ad una canzone? Sarebbero questi gli argomenti di discussione intorno a cui sta faticando a procedere il discorso per iRadio di cui Apple cerca di tirare le fila per un annuncio, possibilmente, alla WWDC. Le canzoni che l’utente non sente per intero, ma solo parzialmente, racconta C/Net sono la materia di una serrata e non ancora conclusa trattativa tra Apple e Sony Music, la seconda etichetta del mondo.
La questione è tutta economica e legata a fattori di quantificazione che ha già affrontato Pandora; come il servizio della concorrente, la iRadio permetterebbe di riavvolgere un brano o di saltarlo, ma poiché Apple, come Pandora, paga per i brani che sono passati all’utente finale, ecco che diventa importante capire che succede con un brano che viene ascoltato solo parzialmente o viene anche riascoltato. Pandora ha risolto questa questione saltando direttamente le case discografiche e rivolgendosi al servizio centralizzato di licenza fissato dal Digital Millenium Copyright Act che stabilisce che è possibile passare da una canzone all’altra fino a sei volte per ora e 12 volte al giorno; Pandora paga anche per le canzoni segnalate come non gradite dall’ascoltatore e quindi escluse dalle playlist che vengono generate automaticamente sulla base delle preferenze degli ascoltatori. Apple però ha deciso di trattare direttamente con le case discografiche perché questo le garantirebbe maggior potere contrattuale e più flessibilità, anche se probabilmente finirà per pagare di più per ciascun brano. Ed è qui che si sarebbe arenata la trattativa.
L’esito del faccia a faccia con Sony è fondamentale perché pochi giorni fa Cupertino avrebbe appena firmato con Universal (che è la prima casa discografica al mondo) e starebbe per fare la stessa cosa con Warner (che è la terza), ma senza Sony sarà molto difficile lanciare il servizio. In più se Apple dovesse cedere a Sony e concederle quello che non ha concesso alle altre due concorrenti, potrebbero saltare anche gli accordi con le altre due case discografiche.
La vicenda starebbe innervosendo altri partner minori che attendono con impazienza la finalizzazione dei contratti con le “big three”. Apple potrebbe dare alla musica in streaming una grande spinta e portare nuove risorse nelle casse di chi opera in questo ambito. Tra le opportunità di profitto: la scoperta e l’acquisto di brani su iTunes e una percentuale della pubblicità che apparirà sui canali, tra questa in futuro anche spot in audio, esattamente come quelli delle radio.