C’è stato un tempo in cui i libri digitali erano un fiore all’occhiello per iTunes. Oggi sono relegati in una posizione defilata ed Apple ci crede poco. Il tramonto di un segmento, quello degli iBook, che (non solo ad Apple) pareva l’orizzonte del futuro (in Italia iBook Store arrivò nel 2011) viene sottolineato dalla notizia che è in questo ambito che arriva uno dei rarissimi licenziamenti in blocco Cupertino.
È Mark Gurman a segnalare che in una nota interna annunciato a 100 dipendenti che la loro posizione verrà terminata entro 60 giorni, data a far tempo dalla quale cesseranno di ricevere uno stipendio. Si tratta di persone collocate nel settore dei Digital Services. In grande parte si tratta di ingegneri che operano nell’applicazione Apple Books e nell’Apple Bookstore; un piccolo numero si occupa di Apple News.
Come nota Bloomberg Apple Books è diventato di secondaria importanza in un ambito, quello dei servizi, che per altri aspetti è invece in forte crescita. Attualmente da esso Apple ricava il 22% del suo fatturato, quando una decina di anni fa con un bilancio di molto più piccolo di quello attuale era invece il 15%.
Quel che sta accadendo in Apple, che aveva non troppo tempo fa lanciato segnali di sfiducia con l’addio al tool per creare libri digitali, conferma che le speranze che i libri digitali potessero sostenere il mondo dell’editoria e nello stesso tempo costituire un fattore per chi decidesse di investire su di essi, non si sono materializzate e difficilmente lo saranno mai.
Neppure il lancio di iPad che era stato visto come una chiave di volta di questo scenario, ha dato il contributo atteso ed Apple ha cessato di presentarlo in questa ottica. Successivamente Apple è stata poi anche costretta a ritirare, per ragioni politiche, il suo iBooks Store dalla Cina che era e resta il suo secondo principale mercato al mondo.
Guardando all’Italia, si comprende che siamo di fronte a qualche cosa di strutturale. Nel nostro paese i numeri dei libri in digitale non sono mai decollati e oggi, anche sommati agli audiolbri, sono ben più vicini al 5 che al 10% del totale delle vendite. Alcuni dati recenti dimostrano addirittura che, seppure in un contesto, quello della lettura, per nulla florido, le librerie stanno recuperando terreno con i testi stampati.
Tornando ai licenziamenti, l’operazione di Apple non solo sembra limitata proprio ad un settore che non funziona per un contesto globale (non aziendale), ma impallidisce di fronte ad operazioni di riduzione del personale come quelli di Cisco (-7%) e soprattutto di Intel (-15%, pari a 16mila dipendenti) che hanno cause interne e strutturali.