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Il discorso perduto di Jobs, nel 1983 aveva già capito tutto

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Quel sito dedicato a Steve Jobs, lo Steve Jobs Archive, voluto dalla vedova Laurene Powell Jobs, è una specie di miniera del pensiero del cofondatore di Apple. E non passa giorno, mentre ci allontaniamo lentamente dalla sua scomparsa (nel novembre del 2011) e quindi da un’epoca che oggi ci accorgiamo essersi chiusa con lui, che non valga la pena andarlo a visitare.

Soprattutto da quando si aggiungono cose nuove. Sì, perché non solo la messe di materiale era già decisamente abbondante, e la realizzazione tecnica di questo straordinario libro-memoriale online ancora più speciale e invogliante alla frequentazione e alla lettura. Invece, si aggiungono anche nuovi materiali. Come quello appena arrivato su Steve Jobs Archive.

Il design

Ci pensa Jony Ive, l’amico di una parte della vita, “l’altra metà” dal punto di vista della sensibilità artistica e del gusto estetico per gli oggetti, la loro funzione e il loro uso, ad aprire il discorso sul “talk”. Jobs infatti aveva voluto intitolare così, semplicemente, senza un vero titolo, il discorso peraltro breve che tenne ad Aspen nel 1983 su invito dell’International Design Conference. È un discorso su “gli oggetti della nostra vita”, quindi. Cioè i computer. Ed è un discorso ricchissimo nella sua brevità perché fa capire, ancora prima che il Macintosh fosse arrivato (ma Apple nel 1983 ci stava lavorando a spron battuto), ancora prima che la vera rivoluzione del personal computer fosse partita (nonostante Commodore 64, Apple II, P.C. Ibm compatibile e altri fossero già arrivati), che l’oggetto del futuro sarebbe stato il computer. E che con quell’oggetti i designer erano chiamati a fare i conti, così come oggi siamo chiamati a fare i conti con l’intelligenza artificiale.

Dopotutto, come scrive nel suo ultimo libro, “La meraviglia del tutto”, Piero Angela, il grande divulgatore italiano scomparso da due anni, ““Ecco perché dovrebbe essere evidente a tutti che non si può vivere in un sistema tecnologico avanzato se non si possiede un sistema cerebrale proporzionalmente avanzato. Nell’arco di una sola vita oggi emergono cambiamenti profondissimi, che richiedono menti sveglie e capaci di capire ogni volta quello che succede. E adattarsi rapidamente. Ma questo può avvenire solo grazie a quello che è stato definito un life-long learning, cioè un apprendimento che dura tutta la vita. Non si tratta naturalmente di tornare a scuola, ma di essere donne e uomini del proprio tempo. Attenti a quello che succede, curiosi, aperti di mente, disposti a imparare dalle ricerche altrui”.

In filmato inedito del 1983 Steve Jobs parla del futuro dei computer
Fotogramma da filmato pubblicato sul sito Steve Jobs Archive

Rivoluzionario, comunicatore, trascinatore

Steve Jobs era un rivoluzionario che aveva capito la portata della tecnologia per la quale decise di investire tutta la sua vita: il personal computer e poi gli apparecchi post-PC. Ma era anche un trascinatore e un comunicatore. Capace sia di trovare le parole giuste per comunicare l’importanza di quel che stava succedendo e l’urgenza per rendere convincente la necessità di agire.

E cosa voleva dire agire per un piccolo esercito di designer, alcuni dei quali famosissimi e veri e propri eroi di Steve Jobs, riuniti ad Aspen per ascoltarlo? Be’, semplicemente voleva dire rendersi conto che presto ci sarebbe stato un oggetto che, volenti o nolenti, avrebbe cambiato la vita di tutti noi.

Rivediamo oggi, mentre scriviamo queste parole su un MacBook Air M3 collegato a Internet veloce via WiFi, senza alimentazione di rete da qualche ora, lo schermo appena abbassato di intensità per rendere la sua abbondante luminosità riposante per gli occhi. Rivediamo oggi, mentre l’iPhone 15 Pro Max è appoggiato accanto al computer, lo schermo con una immagine dello sfondo leggermente virata e sempre visibile, con un ciclo di refresh di 1 Hz. Rivediamo oggi, mentre la musica selezionata sullo smartphone viene trasmessa senza fili dal servizio cloud Musica di Apple sui due HomePod del soggiorno con l’aria condizionata e la luce regolate dall’impianto di domotica anch’esso legato agli HomePod. Rivediamo, insomma, un solo passaggio, lasciando a voi il piacere di esplorare gli altri per trovare mille fili che si legano al tempo presente.

Il futuro del computer

Steve Jobs aveva visto il futuro, e l’aveva visto veramente molto bene. O, se vogliamo, aveva capito che il modo migliore per prevedere il futuro è inventarlo e aveva lavorato duramente e per tutta la vita, sino alla sua prematura scomparsa, per costruire quel che voleva che si realizzasse. E c’è riuscito perfettamente.

“Quanti di voi hanno un computer?” chiede steve Jobs. “Quanti di voi ne hanno usato o visto uno o qualcosa del genere?”. Jobs tiene un discorso su quelle che apparentemente sono le magnifiche e progressive sorti del personal computer, un oggetto che ancora non è entrato in numeri rilevanti nelle case degli americani (o del resto del mondo, se è per questo).

Documentario Steve Jobs Man and the Machine, per Eddie Cue opera ingenerosa ed inaccurata
Copertina DVD – The man in the machine

Permettetemi di divagare per un minuto

Poi, con una anticipazione di quello che sarà il suo famoso cavallo di battaglia della “One More Thing”, Jobs dice: “Permettetemi di divagare per un minuto”, e lascia gli appunti per fare una delle sue magie da incantatore.

“Uno dei motivi per cui sono qui – dice – è che ho bisogno del vostro aiuto”: Jobs spiega che i computer venderanno milioni di pezzi nei prossimi anni e che le persone spenderanno più tempo davanti al computer che in automobile, all’epoca assieme alle sedie del soggiorno l’oggetto principe del lavoro di un designer.

E che la gente sarebbe stata davanti ai computer “sia che sembrino una schifezza, sia che sembrino fantastici”.

Il ragionamento di Jobs è semplicissimo, geometrico, come l’uomo ci ha abituati negli anni a seguire: “Abbiamo la possibilità di mettere in campo un grande oggetto, e non costa di più renderlo bello. Abbiamo la possibilità di rendere queste cose belle e di comunicare qualcosa attraverso il design degli oggetti stessi. Abbiamo l’opportunità di fare le cose alla grande o di farle così così. E molti di noi alla Apple stanno lavorando per cercare di farlo alla grande. Abbiamo bisogno del vostro aiuto”.

Il futuro secondo Jobs

Il design, ma anche la visione, il futuro: Jobs nel video parla del computer nel contesto di altri media, dell’evoluzione dalla radio alla televisione al videodisco. Spiega come funziona la posta elettronica, descrive come si fa a disegnare con un computer e un mouse, immagina un mondo in cui i computer siano portatili ma abbiano “collegamenti radio”, racconta con dovizia di particolari una mappa interattiva che ha visto al MIT, cerca di spiegare perché i programmi per computer sono “archetipici” e prospetta la possibilità che un giorno potremo essere in grado, in qualsiasi situazione, di chiedere a un computer: “Cosa avrebbe detto Aristotele?” E ottenere una risposta.

Ebbene sì, lo Steve Jobs Archive, il sito voluto dalla vedova Laurene Powell Jobs, è una specie di miniera del pensiero del cofondatore di Apple e non dovrebbe passare giorno senza che si vada a consultarlo. Considerando che con regolarità si aggiungono documenti nuovi o inediti, comunque eccezionali. Che tempi sono stati quelli. E quanto ancora fanno riflettere, quanto materiale per pensare.

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