Con le vetture elettriche che iniziano a dominare il mercato, la metà dei distributori di carburante nei Paesi Bassi (e non solo) è destinata a chiudere nei prossimi cinque-dieci anni.
È quanto emerge da una ricerca di ING Research secondo la quale gli utili in questo settore saranno insufficienti in futuro e solo 2000 delle attuali 4131 stazioni di servizio rimarranno in funzione.
Con i veicoli elettrici che sostituiranno auto a benzina e diesel, spariranno le piccole stazioni di servizio che fanno affidamento esclusivamente sulla vendita di carburante, in particolare nelle zone frontaliere dove abbondano scelte meno costose.
Il sito DutchNews riferisce che i titolari delle stazioni di servizio cercano di stabilizzare le attività incrementando la vendita di prodotti alimentari e bevande, offrendo prestazioni extra, ad esempio servizi di manutenzione e autolavaggio, ma alla lunga l’attuale modello di business sarà difficile da mantenere.
Il lungo declino si nota anche in altri paesi europei, con molti distributori che chiudono anche per i bassi margini di distribuzione e le difficoltà per i più piccoli di superare ostacoli quali il rispetto di misure di sicurezza stringenti nelle aree urbane.
“Un calcolo veloce mostra fino a quando i proprietari di stazioni di servizio potranno vendere carburante”, riferisce Dirk Mulder, Trade & Retail sector banker di ING Research. “Una nuova auto rimane sul parco olandese una media di 19 anni. Le ultime auto a benzina e diesel saranno immesse sul mercato nel 2034 e rimarranno sulle strade fino a circa il 2053”. “Il proprietario di una stazione di rifornimento può pertanto vendere ancora combustibili fossili ancora per un po’ ma le vendite continueranno a diminuire”.
Secondo NG Research, non saranno i grandi brand quali Shell (che ha già deciso di chiudere 1000 distributori), BP e TotalEnergies ad attuare i tagli maggiori ma le chiusure riguarderanno principalmente le stazioni di servizio indipendenti, quelle che risentiranno di più del problema, comprese le imprese a conduzione familiare. “Non vorranno più fare grandi investimenti, ad esempio quelli relativi alla manutenzione o per la costruzione di nuove pompe”.
Il sito mondoecomomico.eu riferisce che in vista del 2035 (per effetto dello stop alla vendita delle vetture termiche imposto da Bruxelles nei 27 Paesi dell’Unione europea) in Italia chiuderanno tra i sette e gli ottomila impianti. La rete del nostro Paese dovrà sottoporsi a una cura dimagrante essendo sproporzionata nei confronti del resto d’Europa (abbiamo 22500 impianti, la Germania 14.500, Francia e Spagna attorno agli 11mila).
Per non chiudere bisogna pensare ovviamente su servizi di nuova generazione, puntando non solo sull’elettrico ma anche su carburanti di nuova generazione (anche se il parco macchine è ancora limitato), adeguandosi ai cambiamenti sempre più rapidi.
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