La Commissione europea è pronta ad impallinare Apple. Lo si era capito da alcune indiscrezioni e ora anche da specifiche ed esplicite dichiarazioni di Margrethe Vestager, la commissaria alla Concorrenza secondo cui Cupertino ha dei problemi «molto seri» con il Digital Markets Act, il regolamento che stabilisce mercati digitali equi e aperti.
Di che si tratta lo sapete. A causa dell’Ue, Apple non solo è passata all’USB-C su iPhone, ma anche e soprattutto costretta ad aprire iOS (e a breve anche iPadOS) agli store di terze partii; iisposizioni alle quali l’azienda americana si è piegata a partire da iOS 17.4, di malavoglia e nel caso particolare dei negozi alternativi in maniera ritenuta da alcuni sviluppatori più che discutibile, del tutto distorta.
Al centro delle critiche e probabilmente anche delle future azioni dell’Ue che ha avviato quasi subito un’investigazione al proposito, c’è il cosiddetto Core Technology Fee la “tassa” da € 0,50 che lo sviluppatore deve versione per ogni prima installazione per anno oltre la soglia di un milione, elemento che per molti sviluppatori rende poco attraente sfruttare uno store alternativo.
«Ci sono diverse questioni sul piatto con Apple e penso che siamo molto serie – ha detto la Vestager – Sono sorpresa del fatto che siano state sollevati sospetti di questo tipo sul fatto che Apple potrebbe non essersi adeguata alle norme. Si tratta di un’azienda molto importante perché App Store svolge un ruolo importante dal punto di vista economico. Quel che sta succedendo non è quello che ci saremmo attesi da una società di questa portata e ovviamente quel che faremo sarà imporre il rispetto delle norme con la stessa priorità che abbiamo assegnato ad altre realtà»
Se Apple sarà giudicata colpevole di violazione delle normative, rischia un’ammenda fino al 10% del fatturato mondiale totale annuo dell’impresa, o fino al 20% in caso di violazioni ripetute.
La penalità di mora prevede fino al 5% del fatturato medio giornaliero e l’imposizione di misure correttive. Se necessario e come opzione di ultima istanza, possono essere imposte misure correttive di carattere non finanziario, compresi “rimedi comportamentali e strutturali”, quali l’obbligo di vendere un’attività o parti di essa.