Le proteste di chi si era indignato dopo la modifica dei termini di servizio delle applicazioni Adobe ha avuto qualche effetto: la casa di San Josè cambia le regole e cancella la prospettiva di vedere, come previsto in precedenza, i proprio contenuti utilizzati per addestrare l’Intelligenza Artificiale.
La vicenda la conoscete: i Termini d’uso di programmi come Photoshop erano variati apportando modifiche, inclusa una secondo la quale Adobe poteva “accedere ai contenuti con sistemi sia manuali, sia automatici, ad esempio per la revisione dei contenuti”.
Agli utenti preoccupati della possibilità che Adobe vedesse loro contenuti (inclusi, ad esempio, lavori commissionati da committenti dopo aver siglato accordi di riservatezza), la software house aveva risposto il 6 giugno indicando che non intendeva sfruttare contenuti creati dagli utenti in suoi modelli generativi e che mai avrebbe “assunto la titolarità del lavoro di un cliente”.
La precisazione non era servita a molto con alcuni utenti Adobe che segnalavano come in modelli IA come Firefly erano stati trovati immagini che rimandano a lavori svolti sulla piattaforma.
Così lunedì 10 giugno Adobe ha pubblicato un nuovo post evidenziando la necessità di fare chiarimento sul linguaggio usato nei Termini di Servizio, spiegando che si consulterà con alcuni clienti prima di apportare modifiche che saranno rese note il 18 giugno.
In particolare sul blog Adobe, si legge: “I nostri Termini di Servizio aggiornati, che saranno presentati la prossima settimana, saranno più precisi, limitati alle sole attività con le quali abbiamo a che fare ora e nel futuro immediato, e useranno un linguaggio più semplice ed esempi per aiutare i clienti a comprendere cosa si intende e perché sono indicati”.
I nuovi termini di servizi che saranno in vigore dal 18 giugno dovrebbero quindi specificare in modo più esplicito limitazioni nell’utilizzo dei contenuti degli utenti.
In ogni caso, David Wadhwani, presidente della divisione Digital Media di Adobe, afferma che l’azienda non ha mai addestrato modelli IA su lavori dei suoi clienti, non ha mai rivendicato la proprietà delle loro creazioni e non ha mai permesso l’accesso ai loro dati al di là di quanto legalmente richiesto.
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