Adobe è presa di mira da alcuni utenti, preoccupati dai nuovi Termini di Servizio che riguardano l’AI generativa di prodotti come Photoshop e affini. Nei “termini e condizioni” – il contratto tra la software house e l’utente (che quest’ultimo è tenuto ad accettarli per poterne usufruire) – è previsto che Adobe possa accedere in vari modi ai contenuti sul cloud.
Oggetto del contendere sono le clausole che consentono ad Adobe di analizzare i contenuti (immagini, audio, video, file di testo) sul cloud, usando vari metodi e tecniche quali il machine learning; secondo Adobe si tratta di una scelta necessaria per migliorare software e servizi offerti; secondo chi critica Adobe, è una tacita ammissione di una sorta di sorveglianza sugli utenti e un modo per addestrare AI senza il consenso degli utenti; questi ultimo devono accettare di fornire ad Adobe anche contenuti riservati, ad esempio le immagini di prodotti non ancora noti (immaginate un pubblicitario che sta preparando la campagnadi marketing per un cliente e che sta ritoccando con Photoshop le foto di un prodotto ancora non presentato).
Here it is. If you are a professional, if you are under NDA with your clients, if you are a creative, a lawyer, a doctor or anyone who works with proprietary files – it is time to cancel Adobe, delete all the apps and programs. Adobe can not be trusted. pic.twitter.com/LFnBbDKWLC
— Wetterschneider (@Stretchedwiener) June 5, 2024
Un portavoce di Adobe ha risposto alle critiche con una dichiarazione al sito VentureBeat, spiegando che tale policy esiste da anni. “Nell’ambito del nostro impegno di essere trasparenti con i nostri clienti, a inizio anno abbiamo aggiunto esempi chiarificatori nei nostri Termini di Utilizzo indicando quando Adobe potrebbe accedere ai contenuti. Adobe accede ai contenuti dell’utente per una serie di motivi, inclusa la possibilità di offrire alcune delle più innovative funzionalità cloud-based, come i Neural Filters di Photoshop, la funzione per la rimozione dello sfondo con Adobe Express, così come nei casi nei quali è necessario agire per bloccare contenuti vietati. Adobe non accede, visualizza o ascolta contenuti memorizzati in locale su qualsiasi dispositivo dell’utente”.
Gli artisti temono che Adobe utilizzi i loro dati per addestrare modelli di IA generativa come l’IA di FireFly.
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