Apple, si sa, avrebbe anche fatto a meno di fiondarsi sull’intelligenza artificiale, ma è stata spinta al salto da Craing Federighi su “suggerimento” di un improbabile esempio: Microsoft.
La storia di come si è accesa la scintilla del big bang che dovrebbe giungere alla WWDC (annuale conferenza sviluppatori di Apple), la raconta il Wall Street Journal in un corposo articolo al proposito. Molte cose le conosciamo già, altre come il “prima”.
Il quotidiano finanziario spiega che dietro il ritardo accumulato dalla Mela in questo ambito c’è la cultura aziendale che predilige la segretezza, e una diversa visione dei team che a Cupertino si occupano di AI: il primo guidato da John Giannandrea e il secondo guidato da Craig Federighi.
Apple ha assunto John Giannandrea – specialista in ambito AI – nel 2008, reclutato da Google, con la missione iniziale di migliorare Siri. Diventato vicepresidente senior per volere del CEO Tim Cook, ha ottenuto il via libera per assumere ex colleghi di Google e acquisire start-up specializzate in AI, formando un team di specialisti nel corso degli anni.
Nonostante il suo potere all’interno di Apple, Giannandrea sarebbe rimasto a lungo fuori dai giochi: secondo il Wall Strett Journal la causa è lo scetticismo di Craig Federighi; quest’ultimo svolge a Cupertino il ruolo di Senior Vice President of Software Engineering e avrebbe fino a poco tempo addietro privilegisto il team AI da lui guidato.
Varie funzionalità che sfruttano l’AI viste negli ultimi anni, come ad esempio la funzione di iOS che consente di copiare negli Appunti il testo di una foto o estrarre un soggetto da una immagine, sono opera del team di Federighi e non di quello di Giannandrea.
I due leader in questione avrebbero riscontrato difficoltà a collaborare insieme, anche per via della annuale programmzazione degli aggiornamenti di iOS o macOS, una calendarizzazione che sembra poco gradita all’organizzazione interna del secondo team che in Apple si occupa di IA, almeno secondo le fonti del giornale statunitense.
Apple non avrebbe messo a disposizione del secondo team server adeguati e schede video con GPU dedicate per gestire le immense quantità di dati necessarie per creare grandi modelli linguistici di grandi dimensioni (quelli che consentono di addestrare le AI, ottenendo la “comprensione” e capacità di la generare linguaggio di ambito generale). In mancanza di “soluzioni in casa”, è stato necessario sfruttare servizi di aziende quali Google (qualcosa che dovrebbe cambiare in futuro se è vero quanto si vocifera e cioé che Apple sta creando sale dedicate all’AI con server che sfruttano suoi chip dedicati).
Le “diatribe” fra i due team sarebbero terminate a fine 2022 quando, durante un periodo di vacanza, Federighi avrebbe avuto modo di provare Microsoft Copilot, l’AI della Casa di Redmond che consente di trovare informazioni, creare contenuti, richiamare funzionalità dedicate alla creatività (AI a sua volta basata su tecnologie di OpenAI). Convinto del potenziale delle funzionalità viste all’opera, il vicepresidente di Apple avrebbe invitato tutti i dipendenti incaricato di supervisionare, a individuare idee per sfruttare l’AI generativa nei sistemi operativi dell’azienda, convinto che questa diventerà centrale a vario titolo nei vari software offerti da Apple.
Da allora Apple si sta dando da fare per creare suoi modelli AI, soprattutto dopo l’abbandono del progetto Titan (una delle motivazioni che avrebbero convinto la dirigenza a dire addio ad Apple Car, è la necessità di concentrarsi sulle AI).
Apple sta mettendo in campo tutta la sua forza per recuperare il tempo perduto ma servirà ancora tempo per raggiungere i livelli della concorrenza. Questo spiega le voci di trattative sia con Google, sia con OpenAI. Ne dovremmo ad ogni modo sapere di più da lunedì sera, dopo il keynote dell’annuale WWDC (conferenza sviluppatori), evento nel corso del quale verranno svelati i primi dettagli sul futuro di iOS, iPadOS, macOS 15, ecc.