Samsung ha sostituito il dirigente a capo della divisione chip, mossa che lascia immaginare apprensione sulla predominanza dell’azienda relativamente al mercato semiconduttori.
L’azienda sudcoreana ha nominato Jun Young-hyun a capo della divisione Device Solutions (DS), un “provvedimento preventivo” che dovrebbe rafforzare la futura competitività nei semiconduttori.
Jun, ex CEO di Samsung SDI (produttore di batterie e materiali elettronici) e alto dirigente legato all’attività di Samsung nel mercato delle memorie, dovrebbe mettere a disposizione sue competenze per consentire di superare “l’incerto contesto globale” (parole usate nel comunicato dell’azienda).
L’uscente Kyung Kye-hyun, che ha guidato la divisione DS per due anni, guiderà il Samsung Advanced Institute of Technology (SAIT), posto tradizionalmente riservato a ex CEO e ex capi delle divisioni.
La sostituzione di una persona in un ruolo chiave del genere è insolita per questo periodo dell’anno: l’azienda annuncia tipicamente le riorganizzazioni dei dirigenti a fine anno. Come accennato, Samsung non ha approfondito cosa intende con “crisi dei semiconduttori” ma probabilmente fa riferimento alla forte concorrenza nel settore delle memorie, la divisione che genera i profitti più importanti per l’azienda.
Samsung è il produttore di chip di memoria più importante al mondo, e vanta un mercato più grande rispetto ai concorrenti SK Hynix e Micron. Rispetto a queste ultime, però, è rimasta indietro con le memorie HBM (high-bandwidth memory), chip per i quali negli ultimi anni è cresciuta la domanda, legata al boom dell’Intelligenza Artificiale. Questi chip sono considerati come un fattore di crescita per i produttori di memoria. SK Hynix è attualmente il più importante fornitore di memorie HBM3E per Nvidia che li sfrutta in suoi chip destinati al settore AI.
A inizio aprile Samsung ha previsto un notevole aumento dei profitti grazie alla ripresa dei prezzi dei chip e alla crescente domanda di prodotti legati all’intelligenza artificiale, segnali che sembrano però legati più alla ciclicità del mercato dei chip di memoria e il naturale avvio di un nuovo ciclo dopo due anni di declino.
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