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Apple deve accelerare nella guerra AI

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Le battaglie si vincono prima nella testa degli avversari e poi sul campo, diceva (più o meno) Sun Tzu, il generale cinese cha ha spiegato al mondo l’arte della guerra e Apple, in questo momento, non sta vincendo la guerra delle AI. Deve prendere i suoi prodotti, a partire dall’iPhone, e rivoltarli come un calzino.

Perché, come dimostra l’uno-due di questa settimana, cioè prima la presentazione di OpenAI (leggera, confidenziale, veloce, micidiale) e poi quella di Google (un bombardamento a tappeto di fatti, cose, video, demo), anche se le tecnologie poi non funzionano veramente come promesso o semplicemente ancora non ci sono, la palla l’hanno in mano quelle due aziende.

Amazon e Meta seguono più veloci che possono, Intel arranca, Nvidia fa GPU e soldi a man bassa. E Apple? Sta lavorando a ritmi serrati, ci dicono (e si intuisce), rilasciando prodotti straordinari (come altro definire l’ultimo iPad Pro con M4 spesso poco più di 5 millimetri?) e prendendo la rincorsa. Come un atleta olimpionico, di fronte a sé ha il salto più importante del decennio: deve vincere la medaglia d’oro dell’intelligenza artificiale e deve farlo alla WWDC 2024, che si terrà tra pochissime settimane.

Apple deve accelerare per non perdere la guerra AI

L’arte della guerra digitale

Quello che abbiamo visto durante la rapida presentazione di iPad Pro e Air è stato un ottimo movimento sulla fascia, un dispiegamento di prodotti che devono avere lo spazio che meritano, senza essere messi in secondo piano da altri annunci. E devono essere pronti per quello che gli osservatori sperano sia il big-bang dell’intelligenza artificiale Made in Cupertino o comunque addomesticata da Apple.

Gli M4 sono appunto questo, ma lo sono anche gli M3. Infatti, Apple aveva già presentato i MacBook Air M3 dicendo che erano i computer perfetti per l’AI, non dimentichiamolo: gli M4 sono differenti soprattutto nella gestione della termica, dell’efficienza energetica, e dei display.

La battaglia che si vince nella mente degli avversari è però quella che ha impostato Google. Nella sua conferenza I/O, che in passato era piccola e molto poco interessante e mostrava un tentativo di sbarcare nel mercato aziendale per anni mai completamente riuscito, Google ha finalmente tirato fuori l’argenteria buona. E ha mostrato che, come già aveva tentato di fare in maniera molto più goffa Meta con la sua piattaforma, Google ha intenzione di usare l’AI ovunque.

Google I/O, Gemini è l'AI al centro di tutto per Big G

Chi ha rubato il tuono?

Google è l’azienda che ha letteralmente “inventato” questa fase della AI, perché è l’azienda che ha creato i Transformer. Si è fatta superare da destra da OpenAI e le due si sono poi ingarellate in una serie di annunci che dovevano coprire lo spazio l’una dell’altra, togliendo ossigeno e facendo tentennare la mente degli azionisti, del pubblico e degli stessi dipendenti e clienti della concorrenza.

Una gara che abbiamo già visto in passato, con keynote che si tengono a pochi giorni di distanza per “rubare il tuono” (come dice l’espressione anglosassone intraducibile ma molto pittoresca) al concorrente.

Un tempo, quando Apple era in ripartenza all’inizio del nuovo millennio, questa guerra degli annunci era stata fatta prima da Microsoft contro Apple, poi da Google (con Android) contro iOS di Apple, poi da Intel contro Apple nell’epoca più recente di Apple Silicon.

Un po’ tutti hanno cercato di “rubare il tuono” ad Apple, fare più rumore di lei, cavalcare il super marketing e i prodotti stellari dell’azienda che, ricordiamocelo, è entrata nella sua serie vincente con l’iMac del 1997. Sono 27 anni che è sulla cresta dell’onda, dopo un decennio in cui sembrava stesse per chiudere baracca e burattini, delistare la società, restituire i soldi agli azionisti (come aveva suggerito con grande cattiveria Michael Dell) e mandare a casa i dipendenti.

Per l'uomo a capo dell'AI di Meta i modelli linguistici non supereranno mai l'intelligenza umana
Foto di Steve Johnson Unsplash

Avere il fiato sul collo

Invece, è una delle aziende più grandi al mondo, ma lo è con la costante sfida della concorrenza che le sta da sempre con il fiato sul collo. Microsoft ha capito molto bene l’era del cloud e l’ha interpretata magnificamente, come dimostra la sua attuale posizione grazie alla guida di Satya Nadella, così come Google aveva capito benissimo l’epoca degli smartphone “sulla scia” di Apple, grazie a Eric Schmidt. Idem per Samsung e poi per Huawei, in questo settore.

Adesso, dopo che OpenAI ha tirato fuori il suo ChatGPT 4o, che è una entità con la quale si può cominciare a conversare in modo quasi naturale, arriva la ricerca fatta con l’AI di Google che cambia moltissime cose sul tavolo. Adesso l’esperienza di Android e della piattaforma cloud di Google con l’AI è pensata per cambiare la vita di tutti i giorni delle persone. Gli strumenti e i dispositivi diventano potentissimi non solo dal punto di vista hardware (abbiamo processori incredibili ma sotto-sfruttati) bensì anche software per i servizi di AI.

Come ha detto Elizabeth Reid, a capo del search di Google, “Google si occuperà della ricerca, della pianificazione, del brainstorming e di molto altro ancora. Tutto ciò che dovete fare è chiedere”. Per non far sembrare gli iPhone stupidi come sassi adesso alla WWDC Apple deve ribaltare gli iPhone come un calzino e cambiare tutto, mettere la AI “Cupertino Style” dentro le sue cose, creando degli strumenti che permettano alle persone di fare le cose in maniera diversa.

Nel campus progettato da Google il WiFi funziona malissimo
Google Campus, Foto di Google

La strategia per la guerra AI di Apple

Il punto ovviamente non è copiare OpenAI o Google, perché Apple in realtà è l’azienda che in questi anni ha fatto di più con l’AI, pur non comunicandolo mai (e combattendo una battaglia per non usare questo termine). In realtà ci sono già funzioni di AI molto sofisticate in quasi tutti i livelli del sistema operativo di Apple, per tenere insieme funzioni diverse o fare piccole cose che sembrano naturali.

E poi ci sono i processori di Apple che hanno nuclei di calcolo dedicati all’AI (il neural engine) da sempre e che sono la migliore garanzia che l’azienda possa fare il salto quantico dell’AI. Ma la battaglia va vinta non solo con le tecnologie, bensì soprattutto nella mente degli avversari e del pubblico.

L’AI va fatta bene e soprattutto mostrata ancora meglio. In maniera innovativa, senza far vedere che si sta rincorrendo la concorrenza, ma mostrando un modo nuovo e tecnologie inedite. Funzioni mai immaginate prima. Apple è bravissima a innovare partendo da tecnologie di base consolidate e creando prodotti estremamente semplici e al tempo stesso sofisticatissimi. È arrivato il momento di farlo anche con l’AI.

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