Per prima cosa vogliamo tranquillizzare tutti gli utenti di computer Apple con processore M3: va tutto bene, è un ottimo processore con appena sei mesi di vita e ancora anni di onorato servizio davanti a sé. Non verrà lasciato indietro solo perché Apple ha appena presentato il nuovo M4.
La lavorazione è la stessa, a 3 nanometri, le funzionalità molto simili, i miglioramenti sono in termini di efficienza nei consumi e quindi termica, oltre che un miglioramento delle performance che presto vedremo in tabelle di benchmark comparati.
La chiave di lettura tecnologica però sembra essere quella di un M4 che fa le stesse cose di un M3 consumando meno energia e quindi disperdendo meno calore. Ma non è questo il punto. La vera domanda è un’altra. Perché Apple ha presentato un nuovo processore a sette mesi dal lancio del precedente, contando che tra M1 (presentato il 10 novembre 2020) ed M2 (6 giugno 2022) sono passati 19 mesi e tra M2 ed M3 ne sono passati 16?
La pandemia
Tra la prima e la seconda generazione di chip M ci ha messo sicuramente lo zampino anche la pandemia. Senza contare che Apple ha pian piano tirato fuori anche le versioni Pro, Max (entrambe 18 ottobre 2021) e Ultra (8 marzo 2022).
La pandemia ha rallentato tutto proprio mentre Apple faceva crescere la produzione in un contesto di catena dei fornitori estremamente limitata. Ci siamo trovati a non avere i chip sulle tessere sanitarie o a non avere abbastanza passaporti stampati dall’Istituto Poligrafico Zecca di Stato proprio per problemi di forniture.
Questa spiegazione fa capire quanto Apple abbia lavorato per accelerare la progettazione e produzione dei suoi SoC, chip estremamente complicati e pieni di tecnologie differenti impilate uno strato sopra all’altro.
Le nano lavorazioni
Il partner di Apple, che nel tempo ha acquistato aziende e competenze nella progettazione di microchip prima per iPod e iPhone e poi per tutto il resto, da alcuni anni è la taiwanese Tsmc. La quale ha il suo tempo per lo sviluppo delle tecnologie per le lavorazioni dei microprocessori. È un settore estremamente complesso, in cui differenti tipi di lavorazione pongono sfide diverse, e che ha visto per esempio Intel perdere terreno in maniera spettacolare in questi ultimi anni.
Tuttavia, il “collo di bottiglia” non è stato solo la pandemia e le forniture, o la capacità di progettazione interna di Apple, ma anche la velocità di trasformazione delle tecnologie usate da Tsmc. Le lavorazioni dei chip M1 sono fatte a 5 nanometri, come quelle degli M2. In pratica, gli M2 sono la versione 1.5 degli M1, con la medesima lavorazione e alcuni cambiamenti strutturali oltre che miglioramenti in alcune parti del chip. Le lavorazioni sono indicative, nel senso che solo alcune componenti dei SoC sono effettivamente a 5 nanometri.
Infine, M3 prima e M4 adesso hanno entrambi la lavorazione a 3 nanometri, un processo produttivo che viene costantemente migliorato e che quindi permette di rilasciare un aggiornamento strada facendo. Da un certo punto di vista possiamo pensare a M3 ed M4 come le versioni 1.0 e 1.5 del medesimo prodotto.
Il pragmatismo di Tim Cook
E poi, terza ragione per la quale Apple è passata così velocemente ai nuovi iPad Pro con chip M4 è il pragmatismo di Tim Cook. Il Ceo di Apple ha una visione molto chiara dell’azienda e non perde occasione di dimostrare al mondo il suo modo pragmatico e molto concreto di innovare: la strategia per i nuovi iPad è fenomenale e fa fare un salto in avanti a tutto il settore.
Con i nuovi chip Apple tocca tutte le voci della lista di miglioramenti che voleva fare: apparecchi più potenti, con più autonomia, più sottili, con migliore dispersione del calore, con uno schermo molto più potente (il nuovo display ha due pannelli Oled sovrapposti).
Il pragmatismo reale
Anziché aspettare sei mesi per arrivarci, dopo un anno di pausa negli aggiornamenti di tutti gli iPad, Cook ha pianificato questo blitz che cambia completamente la geografia degli iPad, normalizza un catalogo che come avevamo scritto in passato era troppo esteso e in parziale sovrapposizione, crea (negli Usa) un punto di entrata notevolissimo per livello di prezzo con iPad X generazione, mette la videocamera sul lato giusto, introduce una nuova Apple Pencil Pro (che per motivi misteriosi funziona solo sui nuovi dispositivi e non sugli iPad Pro di due anni fa che hanno lo stesso M2 degli attuali iPad Air).
In conclusione: questa nuova generazione di iPad ha tutte le carte in regola per giocarsela sul mercato. Ci sono anche i software professionali giusti, e da questa estate vedremo il sistema operativo sicuramente “pimpato” con l’AI, anche se gli intenditori di cose di Apple hanno già potuto apprezzare nell’evento di presentazione le prime mosse delle AI potenziate dalla casa di Cupertino.
I prossimi passi
Quello che attendiamo adesso è una evoluzione di iPadOS all’altezza di tanto hardware e un passo in avanti anche su quel fronte, per dare un’altra sottolineatura a quell’identità forte che gli iPad hanno saputo disegnarsi nel tempo.
E per quanto riguarda i possessori di apparecchi Apple con chip M3, cioè gli attuali MacBook Air, Pro e Pro Max, non temete. Non avete comprato una macchina con un chip obsoleto. Avete comprato un gran computer lo stesso e che è praticamente lo stesso.