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Il futuro di iPhone lo vediamo con Microsoft, Google e Meta

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Il futuro di iPhone non potrebbe essere più chiaro di così: gli esempi di come vengono integrate le tecnologie di intelligenza artificiale AI dai colossi della tecnologia, Microsoft, Google e Meta, fanno capire cosa potremmo vedere questa estate alla World Wide Developer Conference dove Apple presenterà le prossime versioni di iOS, iPadOS e macOS. E poi ritrovarcele in tasca o attorno a noi poco dopo con il rilascio in beta pubblica e poi con quello ufficiale a settembre.

La strategia di Apple per quanto riguarda la AI è già stata anticipata, come abbiamo scritto qui spiegando quale potrà essere il suo sviluppo, ed è convergente con i nuovi chip M4 per iPad e Mac. Ma il diavolo sta nei dettagli, come ci mostrano i big del tech con le loro recenti innovazioni trasversali, dove stanno facendo un fritto misto di intelligenze artificiali mischiate a qualsiasi funzione. Che se ne parli bene o male, purché se ne parli, come diceva quel fantomatico gentiluomo irlandese.

Il futuro di iPhone lo vediamo con Microsoft, Google e Meta
La funzione Cerchia e Cerca basata su AI di Google in funzione su Galaxy S24

La mossa degli altri

Di cosa stiamo parlando? È “la mossa”. Quella fatta da tutti i big del tech e che sta causando un forte mal di testa a Tim Cook, che infatti ha dovuto anticipare gli investimenti e lo sviluppo in AI per far vedere a giornalisti, investitori, azionisti e pubblico in generale che “anche Apple ha l’AI”. Il problema sono la pervasività e il modo con cui vengono messi in gioco il potenziamento dei servizi e delle app tramite l’AI.

Apple sta sviluppando due AI diverse: da un lato quella “profonda” fatta in casa per gestire molte più cose dietro le quinte, e dall’altro quella “di facciata” generativa e conversazionale, realizzata assieme a OpenAI o assieme a Google per rendere sostanzialmente Siri più brava. Strategia intelligente, ma il diavolo sta nei dettagli: per dire, anche Siri sulla carta era fenomenale, ma sono dieci anni che ce ne lamentiamo tutti.

Bisogna vedere insomma come viene interpretata e declinata l’esplosione di AI dentro i dispositivi e i sistemi operativi di Apple. Un esempio viene da Meta, Microsoft e Google, ma non è per niente confortante.

Microsoft, il Copilot AI disponiible per iPhone e iPad
L’assistente AI tuttofare Microsoft Copilot AI su iPhone e iPad

Ora gli altri sembrano più intelligenti

Negli Usa chi utilizza le app Meta di Facebook e di Instagram, si è visto apparire una nuova icona circolare blu e viola nelle barre di ricerca e nella parte superiore della app. Una volta entrati in chat con l’intelligenza artificiale, è possibile generare immagini e GIF animate, chiedere riassunti di testo e porre domande che generano risposte da diverse fonti. È anche possibile aggiungere Meta AI alle chat di gruppo.

Ovviamente se si attiva la AI (Llama 3) Meta ha accesso ai dati per farli “masticare” dall’erbivoro di alta montagna e nutrirlo, cioè addestrarlo, oltre che utilizzarli per partecipare alle conversazioni.

Ma la AI adesso con Copilot la troviamo anche su Word, e su Outlook (e anche dentro Gmail con l’AI di Google) dove ci corregge le mail. Fa la correzione dell’ortografia, le traduzioni dei siti, il completamento delle frasi. Sbaglia (spesso) nel correggere o modificare, ma promette di andare sempre più in là.

Meta sta sviluppando funzioni AI per il breve e lungo periodo

Scontri tra titani

La battaglia tra Microsoft con OpenAI come alleato e Meta ha spinto questa ultima prima a mettere il suo motore di intelligenza artificiale, il già citato Llama, in open source, e poi a spalmarlo in maniera un po’ brutale su tutti i suoi prodotti.

Quando verrà portato anche in Italia (ci sono le questioni europee di mezzo) potremo vederlo e testarlo anche noi, sempre con l’accortezza di ricordare che per le grandi AI generative americane l’italiano è una seconda lingua, e quindi sono sotto di uno o due livelli in quanto a precisione. Sono come stranieri che parlano bene il nostro idioma, insomma, mentre in inglese si esprimono tendenzialmente meglio.

Microsoft ricava più dai giochi che da Windows

Le mosse dei big del tech

ChatGPT intanto è diventato a sua volta uno strumento trasversale: migliaia di startup stanno creando i loro prodotti sopra il motore di OpenAI, usando le API per generare i contenuti. E poi Microsoft ha portato questo sport all’ennesima potenza, mettendolo ovunque. Così, oltre a fare analisi dei dati su Excel e sommari su Word o sintesi per punti su PowerPoint, ci permette anche di fare post su LinkedIn (sempre che uno sia abbonato e paghi, anche due o tre volte).

Google dal canto suo sta portando Gemini sempre più in profondità, rendendolo un assistente personale per Gmail e per Google Drive. Gemini e Copilot, nelle due versioni menzionate, funzionano in modalità più protetta di quella di Meta, nel senso che non conividono (o non dovrebbero condividere) i dati magari riservati che stanno “vedendo” e dai quali stanno imparando chi siamo, come ci comportiamo e quindi come fare a fare quello che vogliamo.

Per l'uomo a capo dell'AI di Meta i modelli linguistici non supereranno mai l'intelligenza umana
Foto di Steve Johnson Unsplash

 

Perché AI cambia tutto

Perché poi il tema diventa quello della privacy, in prima battuta: se il sistema di AI “non ci conosce” non sarà molto intelligente. Se gli agenti smart fossero persone, sarebbe la differenza che passa tra chiedere informazioni per telefono a uno sconosciuto che risponde da un call center sulla base di ipotesi generali (come fa Siri) oppure parlare con un amico d’infanzia che ci conosce e sa cose su di noi che neanche noi abbiamo poi così chiare.

Se questa seconda ipotesi, legata alle AI che hanno accesso alle nostre informazioni, diventa più efficace (le AI funzionano davvero meglio e non come adesso, che sembrano geni zoppi) il futuro cambierà nettamente. Tuttavia, quel che succede è che le AI non stanno diventando più brave rispetto a quel che abbiamo già visto un anno e mezzo fa, mentre stiamo tutti portando i nostri dati come offerta per il loro sviluppo.

Arriva Google Gemini Advance, il sostituto dell'AI Bard

Il motore di ricerca che ci conosce

Il futuro a cui tende questo settore sono i RAG, cioè i Retrieval-Augmented Generation, in cui la AI si combina con le tecniche dei motori di ricerca che interrogano un patrimonio documentale con i modelli vettoriali. Tradotto in italiano: noi carichiamo nella AI tutti i nostri dati (qualsiasi cosa, dalle foto di quando eravamo bambini alle email e messaggi mandati nel corso della nostra esistenza più tutto il resto) e il RAG “analizza”, “capisce” e permette di rispondere a qualsiasi nostra esigenza, magari anticipandola, perché ci connosce meglio di noi stessi. Un po’ mamma e un po’ amico per la pelle fin dai tempi delle materne.

Tutto questo ovviamente è ipotetico: il bello delle AI è che sono nate migliaia di startup ma ancora, compresi i big, un ritorno economico che produca ricchezza non c’è. Siamo ancora nella fase dell’esplosione, che conduce la forte accelerazione dell’espansione. Sono tutti lì che investono perché puntano a un livello altissimo. La domanda è se si arriverà mai a questo livello.

cook apple park 15sett21

La strategia AI del settore e Apple

Intanto, per cercare di farlo (e per tenere calmi gli investitori) tutti i big del tech stanno mettendo la AI ovunque, come abbiamo visto. E questo sta introducendo novità che però per adesso sono parziali, alle volte anche francamente fastidiose: dall’autocorrezione che sbaglia sistematicamente alle traduzioni-scritture piatte e sciatte sino alle immagini pimpate e fotoritoccate che si allontanano definitivamente dalla rappresentazione della realtà.

Apple sta facendo delle promesse (privacy e integrazione ragionevole) che tra poche settimane vedremo alla prova dei fatti. Certo è che l’offerta sembra notevole: due livelli, con una AI “buona” che lavora dietro le quinte in server e cloud per far funzionare meglio i servizi, e una AI “chiacchierona” davanti che fa da interfaccia ai dispositivi di Apple porta delle interazioni più gradevoli.

Il futuro di iPhone lo vediamo con Microsoft, Google e Meta

 

Ma andrà veramente così? Oppure anche Tim Cook si farà travolgere dalla febbre delle AI e infilerà agenti intelligenti ovunque, rendendo alla fine i nostri dispositivi degli strumenti che fanno quel che gli pare a loro anziché quel che vorremmo noi?

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