La Guardia di Finanza ha sequestrato circa 250 milioni di euro a TIM per presunte frodi perpetratesi attraverso l’attivazione non autorizzata di servizi ai clienti: la società TIM, comunque, non è indagata.
Dopo la notizia, la quotazione delle azioni di TIM in borsa sono scese fino al 2%, quindi al di sotto delle prestazioni generali di mercato, con un indice di Milano leggermente positivo. La polizia ha anche ottenuto ordini di sequestro di denaro da sei fornitori di servizi di contenuti che lavorano con TIM, portando la somma complessiva coinvolta nell’operazione a 322 milioni di euro, per presunti reati avvenuti dal 2017 al 2020.
TIM si è detta sorpresa dallo sviluppo di queste operazioni, aggiungendo che tra il 2019 e il 2020 aveva già rimborsato i clienti per attivazioni irregolari e bloccato i servizi a pagamento che risultavano interessati dalle segnalazioni.
“La società quindi confida che ogni aspetto di questa vicenda sarà chiarito il prima possibile”, ha riferito un portavoce. Tuttavia c’è la preoccupazione sul mercato che il caso possa richiedere tempo prima di vedere luce:
Prevediamo un caso legale prolungato e possibilmente una significativa riduzione dell’importo coinvolto
Secondo le dichiarazioni dei pubblici ministeri, a un utente bastava visitare una pagina web o consultare un’app sul proprio cellulare per essere iscritto a servizi che addebitavano una tariffa settimanale o mensile.
In totale 23 persone sono sotto indagine, riferiscono i pubblici ministeri. Nel frattempo, TIM sta lavorando a un piano di ristrutturazione complesso incentrato sulla prevista vendita della sua rete fissa a KKR, nel tentativo di ridurre il debito e rilanciare il business domestico, sotto pressione da anni a causa di una intensa concorrenza sui prezzi.
A settembre dello scorso anno TIM ha presentato il progetto per dare nuova vita alle vecchie cabine telefoniche come stazioni per servizi alla collettività. Tutte le notizie dedicate a Finanza e Mercato sono disponibili a partire dai rispettivi collegamenti.