Quando si pensa agli USA tutto sembra sempre più grande, eppure in Italia specie nel campo delle neuroscienze, nonostante pochi investimenti e molti problemi, in alcuni casi di eccellenza la ricerca è in grado di raggiungere i livelli dei migliori: se poi parliamo di Corticale, i suoi chip per collegare e far comunicare il cervello con il computer supererebbero persino quelli più celebri al mondo di Neuralink di Elon Musk.
L’argomento scotta: proprio poche settimane fa Neuralink ha portato a termine con successo il primo impianto sull’uomo. È prevista una lunga fase di sperimentazione e, salvo intoppi, dovrebbe diventare un dispositivo commerciale entro i prossimi 5-10 anni.
L’intento è quello di migliorare la vita delle persone con disabilità motorie: questo chip infatti è in grado di decodificare l’intenzione del movimento nel cervello traducendola in comandi per i sistemi di assistenza robotici, come per l’appunto le protesi neuro-robotiche.
Sebbene la causa quindi sia nobile, i dubbi etici sono tanti, specie se si pensa alle potenzialità di analisi del pensiero.
Ne è convinto anche Luca Berdondini, Scientific Advisor di Corticale, startup dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Intervistato da Repubblica, ha espresso le sue preoccupazioni proprio riguardo quel che comporta un impianto del genere qualora dovesse uscire dall’ambito clinico.
Le sue preoccupazioni sono talmente concrete che se Elon Musk dovesse chiamarlo per assumerlo a Neuralink, lui si dice certo di rifiutare proprio perché preferisce rimanere in un contesto scientifico come il suo, dove si è obbligati a seguire principi etici a comunicare il corso delle proprie ricerche. Corticale è un ente privato – dice – però ha uno Statuto, che limita l’uso di questa tecnologia unicamente al campo clinico.
Cosa si rischia
Questa tecnologia si muove nel campo della BCI (Brain Computer Interface), ovvero interfaccia cervello computer. Se si rimane in ambito clinico è un valore aggiunto per i pazienti; ma se dovesse entrare nel mondo consumer – avvisa – allora le implicazioni «sono difficili da valutare e si potrebbe arrivare a scenari fantascientifici».
L’ipotesi non è neanche così remota – dice – perché sondando le idee che circolano nelle scuole, molti studenti si dicono già pronti a farsi impiantare il chip nel cervello anche se sono perfettamente sani.
C’è da prepararsi, riflettere, porsi domande, agire in anticipo e regolamentare.
Perché farlo? anche per cose banali come accendere le luci col pensiero, andare su Internet, rispondere al telefono o scrivere una mail senza dover muovere le dita. L’idea in sostanza piace, e si teme un «effetto domino».
Perché la tecnologia di Corticale è migliore
Per quanto riguarda la tecnologia sviluppata da Corticale, le differenze con quelle di Neuralink guidata da Elon Musk sono piuttosto evidenti. Usa infatti dispositivi piccolissimi (chiamati microfili), come piccoli aghi. Spiega Berdondini: «immaginate tanti piccoli microfoni che registrano l’attività elettrica dei neuroni legati al controllo del movimento».
Mentre però il chip Neuralink si installa attraverso 1.024 elettrodi distribuiti su 64 impianti, qui di impianto ne basta uno solo in quanto contiene già lo stesso numero di microfili. Basta quindi una sola microlesione, ma c’è di più «Se si combina questa tecnologia con la stimolazione elettrica», si potrebbe sfruttare per aiutare anche i pazienti epilettici o con depressione resistente ai farmaci”.Tutte le immagini di questo articolo sono di Corticale.
Per gli li articoli che trattano di scienze conesse alla tecnologia si parte da qui, invece le notizie su Elon Musk sono disponibili nella sezione dedicataa di macitynet.