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I migliori libri autobiografici di sportivi di oggi

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Plutarco scrisse le sue opere, ricche biografie di persone del passato, distaccandosi dal genere storiografico: infatti il suo obiettivo non era quello di occuparsi di imprese famose, di costruire la storia come faceva Tacito, quanto di tratteggiare il carattere di personaggi e descrivere i loro comportamenti, per illuminare il lettore. Le sue “Vite parallele” sono il primo esempio di grande compilation di persone notevoli dell’antichità.

È la giusta introduzione per introdurre questa lista dei migliori libri di Macitynet che adesso raccoglie biografie e autobiografie (soprattutto queste ultime) appena uscite o recentissime. Attori, ma anche sportivi, e in generale persone la cui vita vale la pena di leggere. Sul serio.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

migliori libri guida

Ne uccide più la gola che la sciarpa. La mia storia

Non è un sportivo, anche se è stato un grandissimo tifoso. Consentiteci di mettere il fuori sacco della nostra lista dei migliori di Macity al principio, questa volta. Anche perché ancora non è uscito (il 30 gennaio, manca pochissimo) ma è già diventato il best seller del momento perché tutti l’attendono. “Ero al buio. C’era umidità. Silenzio. Poi, di colpo, qualcuno ha acceso la luce. Non so se dopo mi hanno lavato. Poi ho visto la mia mamma. Bella, bellissima. Era il 14 luglio 1940. Era il giorno della mia nascita”.

Renato Pozzetto si racconta per la prima volta in un’originale autobiografia colma di ricordi, incontri decisivi, aneddoti esilaranti. A fare da sfondo, o forse sarebbe meglio dire da spalla, alle avventure rocambolesche di un ragazzo di campagna che nel dopoguerra torna in città c’è immancabilmente lei: la Milano dei locali off, del Bar Gattullo, del “Dogui” e dell’Ufficio Facce; delle osterie e dei circoli operai, dell’Oca d’Oro con gli anarchici ad affettar salame e le canzoni della mala; della galleria d’arte notturna La Muffola da cui sono passati Lucio Fontana e Piero Manzoni; del Cab 64 e del Derby dove con Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Bruno Lauzi e tanti altri ha trovato casa tutto quel fermento surreale e giocoso del teatro-canzone che avrebbe fatto scuola.

La Milano in cui due amici d’infanzia cominciano a suonare la chitarra e a cantare le canzoni popolari, danno vita al duo comico “Cochi e Renato” e portano quel surrealismo e quella vitalità dai cabaret alla tv, diventando una coppia indimenticabile. Separata – mai del tutto – dal clamoroso esordio di Pozzetto in Per amare Ofelia, l’inizio di una lunga e fortunata carriera cinematografica che lo porterà negli anni Ottanta a scrivere pagine di storia della commedia all’italiana.

La sua autobiografia è tutto questo e molto altro ancora: la passione per le automobili, gli elicotteri, le corse di F1. Cibo e vino, il Po da percorrere e ripercorrere in barca, gli affetti famigliari, registi grandi e piccoli, partner memorabili dentro e fuori dal set. Un’avventura straordinaria.

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Mi chiamavano Rombo di tuono

È appena scomparso. È stato un grandissimo campione, ma soprattutto un grandissimo uomo e un simbolo gigantesco per un intero popolo: quello Sardo. È Gigi Riva.

“Vado per gli ottanta. L’ultima partita l’ho giocata che non ne avevo trentadue, e sarà anche vero che dura un attimo la gloria ma poi portarsela dentro per tutto questo tempo senza più la possibilità di rinverdirla è durissima. Anche un po’ crudele.” Inizia così Gigi Riva la sua lunga, eccezionale confessione autobiografica che in questo libro affida alla penna esperta di Gigi Garanzini. Monumento assoluto del calcio, Riva è un uomo profondamente riservato e finora non solo si è sempre tenuto lontano dalle cronache, ma non si è nemmeno mai raccontato. Eppure (sono pochi ormai quelli che possono ricordarselo), per alcuni anni Gigi Riva stregò il mondo con il suo istinto per il gol, diventò un mito (le due star più attese al Mondiale del Messico 1970 erano lui e Pelé) e dimostrò sempre personalità forte e decisa, anche con la scelta di legare tutta la propria carriera al Cagliari, rifiutando offerte stellari.

Queste pagine schiudono un mondo antico, forse irriconoscibile per i giovani di oggi, ma proprio per questo di grande ispirazione. Dopo un’infanzia segnata da diversi lutti familiari nell’Italia impoverita del Dopoguerra, a diciott’anni Riva salì su un aereo a elica che in tre tappe lo portò da Varese a Cagliari, una destinazione che allora sembrava più lontana dell’Antartide. Ma la Sardegna lo accolse come la madre che non aveva più, e non dovette passare molto tempo perché partisse la cavalcata del Cagliari verso lo scudetto ed esplodesse (per lui eroe schivo e affascinante come Hud il Selvaggio interpretato da Paul Newman) la gloria con i 35 gol segnati per l’Italia. Però le fiabe più belle finiscono sempre troppo presto e fu proprio la Patria, a cui Riva sacrificò ben due gambe, a interrompere bruscamente la sua formidabile avventura. Chissà quanto ancora ci avrebbe fatto sognare se fosse durata anche solo un po’ di più.

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Le cose importanti

Un altro grande campione e grande uomo, purtroppo scomparso prematuramente: Gianluca Vialli. Un libro di lezioni di vita. «Ci sono un po’ di cose in più che vorrei raccontarvi. Cose importanti, per me, che voglio che voi ascoltiate e che restino. Ci tengo molto.» Le cose importanti che Gianluca Vialli ha voluto dire durante la registrazione del docufilm “La bella stagione” sono racchiuse tutte in questo libro. E sono importanti perché sono proprio le sue e sprigionano la magica energia delle parole definitive. Dopo la clamorosa e vincente carriera da calciatore professionista, Gianluca Vialli si è reinventato molte volte: prima come commentatore televisivo, poi public speaker, quindi capodelegazione della Nazionale italiana di calcio, quella che sollevò il trofeo nel 2021.

L’ultima reinvenzione è stata quella di condivisione pubblica della sua personalissima esperienza di resilienza di fronte alla malattia incurabile. In questo libro Vialli parla di sé, delle persone che ha incontrato, delle esperienze che lo hanno migliorato, dei valori che ha incarnato, della consapevolezza della propria fragilità, della forza delle relazioni vere, del rigore nel fare le cose ben fatte, della serietà e dell’impegno con cui ci si deve offrire al mondo. Un patrimonio di riflessioni che ora è stato raccolto e messo nero su bianco dai curatori Baccalario e Ponti, e che ora potrà essere letto e tramandato nei tempi a venire.

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Un capitano

Quando uscì, prima della pandemia, fece molto rumore. Era la biografia tostissima del più grande capitano della Roma: Francesco Totti. L’infanzia in via Vetulonia, i primi calci al pallone, la timidezza e la paura del buio, la vita di quartiere in una Roma che forse non esiste più. Gli amici che resteranno gli stessi per tutta la vita. Gli allenamenti a cui la mamma lo accompagnava in 126, asciugandogli i capelli con i bocchettoni in inverno. L’esordio in Serie A a 16 anni in un pomeriggio di marzo del 1993 a Brescia, con i pantaloni della tuta che al momento di entrare in campo si impigliano nei tacchetti; il primo derby, il primo gol, il rischio di essere ceduto alla Sampdoria prima ancora che la sua favola in giallorosso possa cominciare.

E poi la gloria: caso più unico che raro di profeta in patria, venticinque anni con la stessa maglia, capitano per sempre, un palmares che annovera un epico Scudetto, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane, oltre ovviamente al Mondiale 2006 conquistato da protagonista con la Nazionale. E ancora il matrimonio da sogno con Ilary Blasi, la vita mondana attraversata sempre con leggerezza, con autoironia, con il sorriso grato di chi ha ricevuto in dono un talento straordinario e la possibilità di divertirsi facendo ciò che più ama: giocare a pallone.

Con l’espressione eternamente stupita del ragazzo che una città ha eletto a simbolo e condottiero, oggetto di un amore senza uguali. Fino al giorno del ritiro dal calcio giocato, e di un addio che ha emozionato non solo i tifosi romanisti ma gli sportivi italiani tutti. Perché Totti è la Roma, ma è anche un pezzo della vita di ognuno di noi.

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Che stupida. La mia verità

Dopo, il divorzio e poi le polemiche, la serie infinita di scontri in tribunale e fuori. Ecco la voce di Ilary Blasi, ex di Francesco Totti. “Ai primi di novembre mi addormentai tra le braccia di Francesco, la mattina dopo mi svegliai con uno che gli assomigliava molto, ma non era lui. Schivo, distante, assente, in cerca di pretesti per uscire: una cena con gli amici, una partita a carte o a calcetto, il padel”.

La trama di certo non è nuova né sorprendente: lui e lei si amano, poi lui conosce un’altra e i due si lasciano. Non fosse che i due in questione sono Ilary Blasi e Francesco Totti, per vent’anni una delle coppie più solide e affiatate d’Italia. Quella tra l’ottavo re di Roma e la showgirl che non voleva essere una fra le tante è una favola che ha fatto sognare un Paese intero. Mai una crisi, tra i due. Pettegolezzi, a volte, ma subito messi a tacere dalla felice normalità di una famiglia eccezionale: i tre figli, le vacanze al mare a Sabaudia, le cene a casa con gli amici, quelli di sempre. Fino a quando, inaspettatamente, il sogno si infrange.

In queste pagine intense e sincere, Ilary Blasi si mette a nudo raccontando ombre e luci della sua favola d’amore. Il corteggiamento serrato, la passione travolgente, le nozze in diretta tv come una casata reale. La famiglia che si allarga con la nascita di Cristian, Chanel e Isabel. Il sofferto addio al calcio di Francesco e, quando finalmente ci sarebbe più tempo per stare insieme, l’improvviso e incomprensibile allontanarsi di lui. La sua freddezza, i silenzi, i dubbi, le bugie, fino alla scoperta del tradimento con un’altra donna e la separazione.

Mesi di incredulità e dolore che Ilary ha saputo affrontare con grande dignità e forza, aggrappandosi alla famiglia, agli amici e al suo lavoro, nei momenti peggiori una boccata d’ossigeno che l’ha aiutata a rimanere in contatto con le sue energie più positive, ma anche la fonte di quell’indipendenza che le ha permesso di non lasciarsi sopraffare. “Sono stati dodici mesi orribili, ma anche intensi, in cui ho scoperto me stessa, le mie risorse. Sono sopravvissuta ma non solo: sono ancora in piedi”.

Questa è la storia di dolore e rinascita, straordinaria eppure comune, di una donna che ha perso l’amore ma non ha mai smarrito se stessa. Con un finale inatteso.

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Smile. La mia vita tra calcio, musica e moda

Chiudiamo la sezione calcio con l’autobiografia, molto interessante, di Rafael Leão. «Sorrido perché Dio mi ha dato un dono incredibile e fino a questo momento il lavoro che ho fatto, perché ho fatto tantissimo lavoro, è stato ripagato da questo successo».

Rafael Leão è uno dei giocatori più promettenti e forti al mondo. Attaccante del Milan e della nazionale portoghese, i suoi gol, i suoi dribbling, il suo inconfondibile stile di gioco sono diventati iconici per i suoi tifosi, ma anche per i molti fan fuori dal mondo del calcio. Rafa ha un sorriso contagioso, una bellezza scultorea, una spontaneità fuori dal comune.

La sua storia personale, il rapporto con il padre, la sua ascesa calcistica, la sua maniera di comunicare sui social, la sua passione per la musica trap e per la moda lo rendono un’icona trendy di sport ma anche di stile. Insomma Leão è più di un calciatore. Tra aneddoti sullo scudetto, su Ibrahimovic, Maldini e i suoi compagni di squadra, confessioni e rivelazioni sulla sua vita privata, sul senso profondo della fama e della celebrità, sulle sue passioni musicali, in questo libro Rafa non è soltanto il campione che si mette a nudo, il ragazzo di Almada che sogna i grandi palcoscenici, le prodezze in campo, le vittorie e i trofei, insieme alla sua squadra, ma l’emblema di una generazione che rifugge da facili etichette.

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Open. La mia storia

Però però, quando si parla di autobiografie di sportivi, beh, non potete non pensare a lui. Scritta da un autore eccezionale, questa biografia è in realtà un’opera a due voci che è pazzesca e straodinaria. È stata una rivoluzione non solo per chi ama Andre Agassi.

Costretto ad allenarsi sin da quando aveva quattro anni da un padre dispotico ma determinato a farne un campione a qualunque costo, Andre Agassi cresce con un sentimento fortissimo: l’odio smisurato per il tennis. Contemporaneamente però prende piede in lui anche la consapevolezza di possedere un talento eccezionale. Ed è proprio in bilico tra una pulsione verso l’autodistruzione e la ricerca della perfezione che si svolgerà la sua incredibile carriera sportiva.

Con i capelli ossigenati, l’orecchino e una tenuta più da musicista punk che da tennista, Agassi ha sconvolto l’austero mondo del tennis, raggiungendo una serie di successi mai vista prima.

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The Mamba mentality. Il mio basket

Purtroppo non c’è più neanche lui. Ma il suo talento sportivo è stato immenso. Vent’anni di carriera nella stessa squadra, i Los Angeles Lakers, cinque titoli NBA, due ori olimpici, un’infinità di record personali.

Kobe Bryant ha letteralmente rivoluzionato la pallacanestro, prima di ritirarsi nel 2016 scrivendo una toccante lettera d’addio al basket che è diventata un cortometraggio animato premio Oscar nel 2018. In questo libro illustrato Kobe (autosoprannominatosi “Black Mamba” dal nome di uno dei serpenti più letali e rapidi in natura) racconta il suo modo di intendere il basket: le sfide sempre più dure lanciate a se stesso e ai compagni in ogni allenamento, i riti per trovare la carica o la concentrazione, tutti i retroscena della preparazione ai match e i motivi per cui, semplicemente, per lui perdere non è mai stata un’opzione.

E ancora: la volontà di superare il dolore e rinascere ogni volta più forte dopo i tanti infortuni patiti in carriera, i suoi maestri, lo studio maniacale degli avversari – da Michael Jordan a LeBron James – per carpire loro ogni segreto possibile e migliorare, migliorare ancora e ancora fino all’ultimo minuto dell’ultima partita disputata. Impreziosito dalle fotografie di Andrew D. Bernstein, fotografo ufficiale dei Lakers che ha seguito Kobe fin dai suoi primi passi allo Staples Center, questo è un viaggio per parole e immagini nella mente di un artista tra i più geniali e vincenti della storia dello sport.

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L’arte della vittoria. Autobiografia del fondatore della Nike

Forse non tutti lo conoscono, però tutti sanno quale sia l’azienda di calzature sportive che ha fondato e soprattutto i talenti che hanno costruito anche la sua fortuna (Michael Jordan? Oh yes).

Oggi la Nike è una delle più importanti aziende al mondo e il suo ‘swoosh’ ben più di un semplice marchio. Simbolo di grandezza e leggiadria, è una delle poche icone riconosciute istantaneamente in ogni angolo del globo. Knight, l’uomo dello ‘swoosh’, è però sempre stato un mistero. Ora ci racconta la sua storia in un libro di memorie ricco di colpi di scena, umile, sincero e divertente.

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Spare. Il minore.

È tutt’altro che un campione sportivo, anche se è una persona sportiva. È un reale, ma quello di scorta, come dice anche il titolo della sua autobiografia, scritta con il solito, colossale talento dell’autore della autobiografia di Andre Agassi. È la sua storia, quella del Principe Harry, è semplicemente unica.

È iniziata con una delle più strazianti immagini del Ventesimo secolo: due ragazzini, due principi, che seguono il feretro della madre sotto gli occhi addolorati e inorriditi del mondo intero. Mentre si celebrava il funerale di Diana, principessa del Galles, miliardi di persone si chiedevano quali pensieri affollassero la mente dei principi, quali emozioni passassero per i loro cuori, e come si sarebbero dipanate le loro vite da quel momento in poi.

Finalmente Harry racconta la sua storia. Con la sua cruda e implacabile onestà, questo libro è una pubblicazione epocale. Le sue pagine, dense di analisi e rivelazioni, sono frutto di un profondo esame di sé e della consapevolezza, conquistata a caro prezzo, che l’amore vince sempre sul lutto.

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