Appie è sottoposta a una crescente regolamentazione e a una maggiore attenzione da varie autorità in tutto il mondo e rischia di perdere introiti dai vari servizi che ammontano annualmente a 85 miliardi di dollari.
Lo fa notare il Financial Times, spiegando che l’iter giudiziario nel caso antitrust contro Google negli USA ha svelato dettagli sugli accordi tra Apple e Google affinché il motore di ricerca di Big G sia quello di default su iPhone e altri dispositivi della Mela. La vittoria dei ricorrenti, potrebbe implicare uno stop ai pagamenti da parte di Google, per un valore che è stimato pari a un terzo di quanto arriva dai soli servizi per Apple.
A complicare ulteriormente la questione introiti dai servizi, c’è anche la fine dell’egemonia sull’App Store, spinta dalla Commissione europea, con Apple che si prepara a offrire il cosiddetto “sideloading”, in altre parole la possibilità per gli utenti di scaricare app e pagare acquisti in-app scavalcando i sistemi di pagamento previsti da Apple (e annullando dunque i ricavi possibili).
Il sideloading potrebbe incidere in modo rilevante sull’App Store; dalle vendite sull’App Store, Apple ottiene una commissione il 30%, che si riduce al 15% se le vendite riguardano app e servizi di piccole imprese che guadagnano fino a 1 milione di dollari l’anno.
Anche il Play Store di Google è a rischio, per la riduzione degli introiti dalle commissioni sulle app a pagamento e sugli acquisti in-app (con percentuali simili a quelle richieste da Apple) ma Cupertino sembra essere quella che rischia di più: secondo stime di Sensor Tower, Apple ottiene trimestralmente tra i 6 e 7 miliardi di dollari di ricavi dalle commissioni globali sull’App Store; i competitor vogliono un pezzo della torta di Apple, proporre store e metodi di pagamento alternativi. Si vocifera, tra le altre cose, che Microsoft è già pronta con un suo mobile store sul quale proporrà le sue app.