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Top, Flop e Mah di Apple nel 2023

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L’anno vecchio è finito, ormai. Ma qualcosa ancora qui non va. Cantava così il poeta. E aggiungeva: “L’anno che sta arrivando tra un anno passerà. Io mi sto preparando, è questa la novità”.

Come ci si prepara? Ci vuole un po’ più di un istante, e forse serve anche girare la testa e guardare all’indietro. I dodici mesi che si sono appena conclusi, secondo la secolare convenzione che vede l’anno occidentale chiudersi con San Silvestro, hanno portato cose buone e cose meno buone per Apple.

Vediamo in sintesi quali sono stati i top e quali i flop dell’azienda. Come un viatico per capire cosa potrebbe succedere nel 2024 e ricordandoci sempre che sia le ricapitolazioni che le previsioni lasciano sempre il tempo che trovano. Ognuno può giungere alle sue conclusioni, e nella storia di Apple c’è anche stato chi ha detto “È meglio se chiudono e rimborsano gli azionisti” (era Michael Dell a ottobre del 1997, prevedendo che il ritorno di Steve Jobs avrebbe portato l’azienda a fallire).

I flop di Apple

iPad tra confusioni e limitazioni

Seguendo l’adagio “prima le brutte notizie”, cominciamo dai flop. Le cose sbagliate o fatte male. E cominciamo dall’iPad. Che è un apparecchio straordinario, ma che comincia ad avere un’età tal (è uscito nel 2010) per cui dire che è “immaturo” perché “ancora nuovo” non regge più.

I problemi che Apple non ha risolto, o che si è creata da sola: una gamma di iPad troppo complessa, con troppi apparecchi che spesso si sovrappongono e confondono il consumatore che ne vuole comprare uno.

La mancanza della multiutenza: il sistema operativo dell’iPad è una miniera di occasioni perdute o realizzate troppo tardi ma una su tutte spicca. È pensato per funzionare come un telefono. Mentre potrebbe essere un computer utilizzabile in famiglia. I primi embrioni di una multiutenza ci sono (con la versione Supervisionata per le scuole o le aziende), ma ancora decisamente non basta. Questo perché la parità di processori Mac-iPad rende incredibile le lacune software di quest’ultimo dispositivo. E poi c’è tutto il resto nella gestione dell’interfaccia e del sistema operativo. I miglioramenti ci sono ma ancora non siamo arrivati alla maturità dopo 13 anni.

 

IL prossimo anno aggiornamento intera lineup iPad
Foto di Henry Ascroft – Unsplash

Versioni base Mac limitate sopratutto per i Mac Professionali

Le versioni base dei prodotti di Apple hanno troppo poca memoria e memoria di massa troppo lenta. Otto gigabyte per i MacBook Pro, SSD da 256 GB  dei modelli di partenza  pure procon bus a bassa velocità e componentistica strozzata dal collo di bottiglia: in buona sostanza dovrebbero cambiare approccio e giocare una partita con prodotti di alto livello sempre, magari differenziando le prestazioni ma partendo sempre da componenti sopra la media della concorrenza, cosa che non avviene ad esempio per gli SSD del MacBook Air M2 base, più lenti di quelli di Air M1.

Aumento dei prezzi dei servizi digitali

Non soltanto per i prodotti hardware ma anche (altro flop 2023) per l’aumento dei prezzi dei servizi digitali. che stanno diventando la base del fatturato di Apple ma anche il modo con il quale si vive la vita digitale. E pensare che le utenze iCloud di Apple ID partono da 5 GB di spazio: una provocazione, nel 2023 e ancora di più nel 2024.

USB-C ovunque? C’è ancora da aspettare

Infine, c’è la parte relativa alle periferiche Lightning, mouse, tastiere, trackpad, cuffie e chi più ne ha più ne metta. Che Apple abbia abbracciato (obtorto collo, dicevano i latini) la Usb-C per gli iPhone era atteso, che restassero indietro così tante periferiche francamente no.

Migliori cavi USB-C per iPhone

I top del 2023

E veniamo alle buone notizie. Che sono fondamentalmente quattro.

USB-C su iPhone, iPad e Airpods Pro

La prima è relativa all’ultima cosa che citavamo sopra: controvoglia, ma Apple è passata alla Usb-C con i suoi iPhone. E questo, dopo aver diligentemente fatto i compiti con gli iPad (non c’è più un nuovo modello di iPad con presa Lightning) vuol dire che Apple fa un salto nel futuro e diventa super compatibile con tutto. I cavetti possono essere di terze parti, magari di qualità non eccelsa, e quelli “potenti” di Apple sono come al solito molto costosi, ma ad esempio gli iPhone 15 Pro adesso possono pompare dati a SSD esterni a velocità prima semplicemente impossibili.

iPhone 15 e 15 Pro con un buon salto generazionale e capacità salvavita

L’iPhone 15 normale e pro comunque è un telefono straordinario anche per altri motivi: porta la Dynamic Island ovunque, ha alta qualità di componentistica per tutti i modelli ma nelle versioni “pro” è veramente professionale per video e altre funzionalità di alto di gamma che lo rendono uno dei telefoni migliori di sempre. E, assieme ad Apple Watch, uno strumento salvavita fondamentale per la salute, il benessere ma anche per evitare rischi vitali per tantissime persone.

Apple Vision Pro, la batteria sembra sostituibile

Vision Pro, contatto con il futuro

Il 2023 è anche l’anno dell’Apple Vision Pro. Che è una rivoluzione, il punto di riferimento per il computing spaziale. E non possiamo sottovalutarlo. Non c’è da girarci tanto attorno: è un prodotto che cambia tutto, almeno sulla carta. Manca ovviamente il test del mercato, e poi c’è il tema del prezzo (elevato) e i volumi di produzione che inizialmente saranno limitati e forse dedicati solo agli Usa, e la scarsa autonomia delle batterie della prima generazione, e chi più ne ha più ne metta.

Però non vi sbagliate: Vision Pro (e un futuro Vision “per il resto di noi” più economico) cambiano tutto. Non c’è niente da dire. Se poi sarà una rivoluzione paragonabile a quella di iPhone (enorme) oppure a quella di Apple Watch (silenziosa ma gigantesca) o a quella di iPad (notevole ma non travolgente) lo dirà il mercato. Il prodotto però è figlio di una capacità di visione di coraggio imprenditoriale che resteranno per sempre uno dei punti più alti della carriera di Tim Cook (anche se noi aspettiamo a gloria l’auto elettrica).

I “meh”

Tra flop e top ci sono anche altre cose che non sono veramente dei flop ma neanche dei top. Anzi, sono più dei “desideri” per l’anno che è appena cominciato. Come dire: risolvere i problemi di violazione del copyright con Masimo per Apple Watch. È una storia che potrebbe avere un impatto anche fuori dagli Usa? Chissà. Certamente Apple non vede l’ora di farla scomparire. Così come i problemi geopolitici di produzione in Cina, che si sta rivelando un partner sempre più conflittuale per via delle ambizioni politiche e militari sull’Asia. C’è da risolvere il nodo della produzione dei chip a Taiwan, quello della produzione dei telefoni e degli altri apparecchi fuori dalla Cina e via dicendo. Tante cose.

In Unione europea dietro l’angolo ci sono scontri frontali su temi caldi come l’apertura della piattaforma iOS e iPadOS a store alternativi, le regole da seguire in una serie molto ampia di altri filoni (la Ue sta regolamentando un po’ tutto, visto che non può eccellere tecnologicamente praticamente in niente) e infine in generale un po’ di possibili problemi anche in patria visto che gli antitrust stanno diventando sempre più aggressivi: Apple sarà costretta ad aprire la piattaforma iMessage?

Apple infine sappiamo che sta sviluppando un Vision “non Pro” a prezzo più basso e un Vision Pro di seconda generazione; la speranza come detto è che i prezzi calino. Ma non solo. C’è anche da chiedersi se non sarebbe il caso di razionalizzare, oltre alle linee dei prodotti che devono essere semplificati (iPad) o aggiornati (accessori Lightning), la produzione del software. Basta aggiornamenti continui dei sistemi operativi. Sarebbe invece il caso di dedicare un po’ più di tempo all’ottimizzazione del software esistente.

La nuova piattaforma di calcolo degli Apple Silicon ha aiutato Apple ancora una volta a riscrivere tutto il codice in maniera che sia compatibile e più su misura rispetto alla versione Intel (per il Mac) e continuare ad aggiornarlo per iPhone e iPad. Ma adesso sarebbe il caso di riscrivere parti che già funzionano, soprattutto dei sistemi operativi, e renderle più performanti e integrate. La piattaforma hardware è matura, adesso dovrebbe maturare anche la piattaforma software.

In conclusione

Come sempre, quando si parla del passato si finisce per parlare anche del futuro. A noi piacerebbe che Apple restasse quell’azienda innovativa ed eticamente solida che ha dimostrato di essere per quasi cinquant’anni. Certo, nessuno è veramente perfetto e un po’ di “vizi” e “difetti” Apple ce li ha. Cosa che, se vogliamo, testimonia anche in generale quanto sia “tosta” la sua cultura aziendale interna.

Ci piacerebbe che Apple fosse meno d’élite, che i suoi prodotti non fossero sempre più riservati a un pubblico ristretto, per via dei prezzi (pensate al Vision Pro) perché viviamo una serie di contraddizioni storiche nelle nostre società, particolarmente evidenti in Europa rispetto agli Usa e in Italia rispetto all’Europa (con un potere di acquisto che in trent’anni da noi non è praticamente cresciuto mai).

Sarebbe bello poterci tutti permettere i dispositivi di Apple. E al tempo stesso sarebbe bello se avessero qualche difetto in meno e qualche pregio in più, per convincere anche i più tiepidi che l’investimento in questa tecnologia è diverso da quello nelle altre tecnologie concorrenti. Ma è davvero così? Questo ovviamente ciascuno di noi deve deciderlo da sé.

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